ASIA/TERRA SANTA - Vescovi Usa: anche il Muro di Separazione e le nuove colonie sbarrano la porta alla pace

venerdì, 26 settembre 2014

Washington (Agenzia Fides) – In Terra Santa “il tracciato del muro di separazione, la confisca delle terre palestinesi in Cisgiordania, soprattutto nei dintorni di Betlemme e nella valle di Cremisan, così come l’ampliamento delle colonie, minacciano di logorare la soluzione dei due Stati”. Così scrivono nel comunicato di bilancio i 18 Vescovi statunitensi cha hanno preso parte al pellegrinaggio di preghiera per la pace in Israele e Palestina organizzato dalla Commmisione episcopale Usa per la giustizia e la pace internazionale, presieduta dal Vescovo Richard E. Pates, della diocesi di Des Moines. Nei giorni del pellegrinaggio, realizzatosi poco dopo l'ultima operazione militare israeliana a Gaza, i Vescovi raccontano di “aver incontrato il dolore, l’intransigenza e il cinismo” ma anche segni di speranza. “In molti - scrivono - ci hanno ripetuto che la porta per la pace tende pericolosamente a chiudersi. Se essa si chiude, il futuro dei palestinesi e degli israeliani sarà minacciato”.
Il comunicato, pervenuto all'Agenzia Fides, si sofferma sui “segni di contraddizione” che connotano il presente della terra dove è nato e vissuto Gesù. A cominciare da quelli registrati a Gerusalemme, la città della pace: “Ci è stato detto più di una volta - scrivono - che la città potrebbe esplodere nella violenza, come troppo spesso è successo nel corso della storia”. Anche il Muro di separazione costruito dal governo israeliano in buona parte sui territori palestinesi rappresenta un altro segno di contraddizione: “Per gli israeliani - affermano i Vescovi - è un segno di sicurezza, per i palestinesi è un segno di occupazione e di esclusione. Attraversando la frontiera, ci si sposta dalla libertà e dalla prosperità all’intimidazione dei posti di blocco militari, all’umiliazione e a una grande povertà”. Nel comunicato di bilancio, i Vescovi statunitensi descrivono in particolare le difficoltà che segnano la condizione dei cristiani palestinesi: “La comunità cristiana emigra a un ritmo allarmante. Come ci ha detto il Patriarca Fouad Twal, il conflitto non risolto e l’occupazione umiliano la dignità umana e la capacità dei cristiani di far prosperare le loro famiglie. La politica israeliana a Gerusalemme-Est impedisce ai cristiani sposati con una persona residente all’esterno della città di vivere insieme, le politiche di sicurezza limitano i movimenti e confiscano terre, cosa che compromette la possibilità di molte famiglie cristiane di sopravvivere economicamente”.
Davanti a questo scenario, i Vescovi statunitensi ribadiscono che “non c’è soluzione militare al conflitto”, e “la violenza sui due fronti mina tragicamente la fiducia necessaria per arrivare alla pace”. L'unica chance per la pace coincide con la “soluzione dei due Stati” sostenuta anche dalla Santa Sede e dalla Conferenza episcopale Usa: quella che prefigura “un Israele sicuro e riconosciuto, che viva in pace con uno Stato palestinese libero e indipendente”. (GV) (Agenzia Fides 26/9/2014).


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