ASIA/PAKISTAN - Scheda: le vittime della legge sulla blasfemia

giovedì, 30 settembre 2004

Lahore (Agenzia Fides) - E’ lunga la galleria delle vittime che hanno sofferto negli ultimi anni per ingiuste accuse di “blasfemia”. L’utilizzo strumentale legge, a cui spesso si ricorre per colpire avversar o nemici, per motivi politici o economico, ha colpito per la maggior parte le minoranze religiose (vi sono cristiani, ahmadi, indù) ma anche musulmani. E si registrano anche casi finiti con l’omicidio dell’accusato.
L’articolo 295/c del Codice di Procedura Penale Pakistano, noto come “legge sulla blasfemia” condanna “quanti con parole o scritti, gesti o rappresentazioni visibili, con insinuazioni dirette o indirette, insultano il sacro nome del Profeta”. La pena prevista arriva fino all’ergastolo.
Fra gli ultimi clamorosi casi, si registra quello di o giovane cattolico, Samuel Masih, arrestato ingiustamente per blasfemia nell’agosto 2003 e morto in ospedale il 28 maggio 2004, dopo essere stato ricoverato a causa delle percosse subite in prigione, per mano di un agente di custodia musulmano fondamentalista.
Nel giugno 2003 è finito il calvario per Aslam Masih, un cristiano protestante accusato di blasfemia, che ha trascorso in carcere quattro anni e mezzo. Il 4 giugno è stato assolto dalla Corte Suprema di Lahore per mancanza di prove. L’uomo era tenuto in prigione a Faisalabad dal 1998 e durante gli anni di detenzione è stato più volte sottoposto a percosse e torture.
Nell’aprile 2003 Ranjha Masih, una donna cristiana di Faisalabad, è stata condannata all’ergastolo e alla multa di 50.000 rupie. Nello stesso mese Saleem e Rasheed Masih, due fratelli di religione cristiana arrestati nel 1999 per reato di “blasfemia” e condannati in primo grado nel maggio 2000, sono stati assolti e rilasciati dopo un pronunciamento dell’Alta Corte di Lahore.
Nel Giugno 2002 Augustine Masih di Faisalabad ha subito una condanna a morte per reati di dissacrazione ritenuti più gravi. Nell’aprile 2001 Parvez Masih, preside di una scuola cristiana a Daska, è stato accusato di blasfemia e messo in carcere per le accuse del preside una vicina scuola musulmana, per motivi di concorrenza nel reclutare alunni.
La questione è stata sollevata anche presso la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra: Franciscans International e Dominicans for Justice and Peace, Organizzazioni Non Governative dei Francescani e dei Domenicani accreditate all’Onu, hanno presentata un documento congiunto, chiedendo con forza l’abolizione della legge sulla blasfemia in Pakistan e la protezione della vita, la proprietà, e la dignità delle minoranze religiose.
Il Pakistan, su una popolazione di 155 milioni di persone, i musulmani sono il 97%, in maggioranza sunniti, con il 20% di sciiti. I cristiani sono il 2,5%, fra i quali circa 1,2 milioni di cattolici
(PA) (Agenzia Fides 30/9/2004 lines 31 words 343)


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