ASIA/IRAQ - “Minoranze religiose sotto pressione e prive di libertà religiosa”, denuncia Human Rights Watch

mercoledì, 11 novembre 2009

Erbil (Agenzia Fides) – “Abbiamo documentato molti casi di intimidazioni e violenze da parte delle forze di sicurezza. Le comunità cristiane e altre comunità religiose versano in uno stato di evidente sofferenza. Per questo Human Rights Watch (HRW) ha ritenuto opportuno documentare e denunciare questa situazione. Anche la libertà religiosa, uno dei diritti umani fondamentali, non è garantita e le comunità hanno forti difficoltà a praticare il proprio culto”: è quanto dichiara in un colloquio con l’Agenzia Fides Joe Stork, vice direttore di HRW per il Medio Oriente, uno degli estensori del Rapporto “On vulnerable grounds” (“Su un territorio vulnerabile”) presentato e diffuso ieri dall’organizzazione.
Il documento evidenzia il conflitto esistente fra il governo centrale di Baghdad e il governo regionale del Kurdistan, che ha assunto forme molto violente, tanto da rendere preoccupante la situazione e da mettere in pericolo la vita delle minoranze etniche e religiose. Il Rapporto afferma che, in special modo nella regione di Ninive, si rischia “un’altra catastrofe dei diritti umani per le piccole comunità di minoranza”, facendo eco e documentando episodi di estrema violenza ai danni delle minoranze: si tratta di cristiani (550mila), yazidi (220mila), shabaki (minoranza etnica di circa 60mila persone), oltre che turcomanni e curdi kakai (comunità che pratica un culto sincretista). Queste minoranze – denuncia il Rapporto – “si ritrovano in una posizione sempre più precaria, mentre il governo centrale dominato dagli arabi e il governo regionale del Kurdistan lottano per il controllo dei territori contesi”.
Human Rights Watch accusa in particolare le forze curde di ricorrere “a detenzioni e arresti arbitrari, ad atti di intimidazione e in certi casi a violenze a bassa intensità contro le minoranze che sfidano il controllo del governo regionale sui territori contesi”. Sul versante opposto “elementi estremisti dell'insurrezione araba sunnita, che considerano queste minoranze come ‘crociati' e ‘infedeli’, hanno lanciato attacchi devastanti che hanno ucciso centinaia di civili”.
Gli attacchi contro i cristiani di Mosul, avvenuti un anno fa, hanno causato l’esodo di migliaia di cristiani dalla città. In tutto il paese la i cristiani presenti in Iraq, che erano oltre 900mila nel 2003, sono oggi 675mila, mentre circa il 20% dei profughi iracheni nei paesi confinanti è di religione cristiana.
L’organizzazione chiede al governo regionale del Kurdistan e al governo di Baghdad di compiere un’inchiesta imparziale e di fermare le violenze, garantendo il rispetto dei diritti umani per tutti i cittadini iracheni, qualsiasi sia il credo professato o l’etnia di appartenenza. (PA) (Agenzia Fides 11/11/2009 righe 27 parole 279)


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