EUROPA/SPAGNA - A 23 anni dall’approvazione della legge, l’aborto si è trasformato in Spagna nella principale causa di mortalità e di violenza contro la donna

mercoledì, 26 novembre 2008

Madrid (Agenzia Fides) – Nella ricorrenza della Giornata Internazionale della Violenza contro la Donna, il 25 novembre, l’Istituto di Politica Familiare (IPF) ha presentato alla Sottocommissione Parlamentare sull’aborto la relazione “L’aborto in Spagna: 23 anni dopo (1985–2008)”. Infatti, sono trascorsi 23 anni da quando è stata approvata per la prima volta in Spagna, il 5 luglio 1985, la legge sull’aborto e da quel momento il numero di aborti è aumentato in maniera vertiginosa, trasformandosi non soltanto nella principale causa di mortalità in Spagna ma anche nella principale causa di violenza contro la donna, esposta al dramma dell’aborto. Di fronte a questa situazione, e dopo l’annuncio del governo di voler preparare una nuova legge sull’aborto che sostituisca l’attuale, allo scopo di ampliare le possibilità di abortire, l’IPF ha elaborato questa ricerca con l’obiettivo di esaminare, in maniera seria e rigorosa, l’evoluzione di questa problematica, la sua attuale situazione, le sue principali caratteristiche comparate agli altri Paesi dell’Unione Europea.
Gli effetti di un “filtro” come l’attuale legge sull’aborto non si evitano proponendo una legge che preveda un filtro maggiore – e che incrementerebbe di fatto il numero degli aborti – bensì rimuovendo le cause all’origine del fenomeno, ha spiegato Eduardo Hertfelder, Presidente dell’Istituto di Politica Familiare (IPF). Per questo, per risolvere il problema, è necessaria una autentica scommessa per la donna e per l’infanzia che passa attraverso la revisione della legge attuale, l’introduzione di misure di sostegno da destinare alle donne incinte, l’aumento delle risorse pubbliche a sostegno dei vari organismi interessati e lo sviluppo di una vera politica di informazione per le donne incinte.
Secondo i dati forniti dall’IPF nella suddetta Relazione, l’aborto rappresenta per la donna un dramma di grandezza enorme, che sta crescendo vertiginosamente, tanto che una gravidanza ogni 6 termina con l’aborto. La crescita, che negli ultimi 10 anni si è attestata al 100 per cento, fa della Spagna il primo Paese dell’UE27 per pratica di aborti. Inoltre questo fenomeno si è trasformato nella principale causa di violenza contro la donna.
Non a caso la Spagna, insieme alla Grecia, è l’unico Paese dell’UE27 che non pone “alcun limite di tempo” all’ipotesi del “rischio psichico della madre”, aspetto che ha reso l’aborto maggiormente praticato anche come metodo contraccettivo.
A questo proposito, l’IPF propone, tra le altre cose, una revisione della legge attuale che rispetti almeno i seguenti punti: eliminare il presupposto “rischio psicologico della madre” che è alla base dell’attuale “filtro” della legge; fissare un periodo di riflessione di almeno una settimana prima di praticare l’aborto; autorizzare l’aborto da parte di 2 medici della Previdenza Sociale dopo una opportuna analisi e dopo aver ottenuto l’appoggio psicologico di un centro di attenzione alla donna incinta o dalla Rete di madri; sviluppare, potenziare o creare centri di attenzione alla donna incinta o Reti di madri; regolare il consenso informato specifico in materia di aborto che includa l’informazione alla donna incinta sulle conseguenze che un aborto può avere per la sua salute fisica e psicologica. (RG) (Agenzia Fides 26/11/2008)


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