AFRICA/ZIMBABWE - La mediazione di Mbeki suscita caute speranze di un accordo tra maggioranza e opposizione

mercoledì, 15 ottobre 2008

Harare (Agenzia Fides)- Caute speranze per il raggiungimento di un accordo nella lunga crisi dello Zimbabwe. Dopo che il Presidente Robert Mugabe aveva nominato unilateralmente i Ministri chiave (Difesa, Esteri, Interni, ecc...) del governo che doveva essere di unità nazionale, suscitando l'ira dell'opposizione (vedi Fides 13/10/2008), la mediazione avviata dall'ex Presidente sudafricano Thabo Mbeki sembra avere aperto uno spiraglio per una soluzione positiva.
Morgan Tsvangirai, leader del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), il maggior partito di opposizione, ha infatti dichiarato ai giornalisti di “sperare” che un accordo possa essere raggiunto nella giornata di oggi, 15 ottobre.
Il 15 settembre scorso era stato firmata un'intesa tra maggioranza ed opposizione (che comprendeva oltre al movimento di Tsvangirai anche una fazione dissidente dell'MDC) per la formazione di un governo di unità nazionale. Sono però sorte delle controversie sull'assegnazione dei posti-chiave del nuovo governo, in particolare i Ministeri che controllano l'esercito e la polizia.
Mugabe deve far fronte inoltre alla pressioni dei capi militari e dei servizi di sicurezza che temono di essere messi sotto processo una volta insediato il nuovo esecutivo. Sono in particolare i membri del cosiddetto “Joint Operations Command”, la cerchia interna più vicina a Mugabe, ad opporsi alla formazione del governo di unità nazionale fino a quando non otterranno delle garanzie sulla loro immunità giudiziaria.
Nei mesi scorsi i sostenitori dell'opposizione hanno subito vessazioni e angherie da parte delle forze di sicurezza: arresti arbitrari, torture, chiusura forzata di sedi dell'MDC. Almeno un centinaio di persone sono state uccise nelle violenze provocate dalla forze di polizia e dalla bande paramilitari di sostenitori di Mugabe. L'opposizione ha distribuito una lista di 200 ufficiali che hanno guidato la campagna di intimidazione.
La mediazione di Mbeki (che aveva già mediato l'accordo del 15 settembre) è quindi difficile anche perché egli non è più il Presidente del Sudafrica, dopo essere stato costretto alle dimissioni dalla maggioranza del suo partito, l'African National Congress. Il suo potere negoziale è quindi ridotto ma egli non demorde, anche perché un successo sarebbe una rivincita sui suoi rivali all'interno dell'ANC e sui chi ha criticato la sua azione nello Zimbabwe. (L.M.) (Agenzia Fides 15/10/2008 righe 28 parole 367)


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