AMERICA/EL SALVADOR - Concluso il Primo Congresso Missionario Nazionale: “è necessario scendere in strada ed andare nelle nostre Diocesi e parrocchie a comunicare quello che abbiamo visto e udito”

mercoledì, 28 maggio 2008

San Salvador (Agenzia Fides) - “All’inizio del Congresso abbiamo affermato che questo avvenimento, tanto ricco nel suo contenuto, non poteva essere un punto di arrivo, bensì di partenza. Oggi rinnoviamo questa convinzione”. È quanto afferma Rocío Arujo, Segretaria del Consiglio Nazionale per le Missioni (CONAMI) dell’El Salvador, in un suo comunicato inviato all’Agenzia Fides a margine del Primo Congresso Missionario Salvadoregno. Il Congresso ha avuto luogo dal 16 al 18 maggio sul tema “Parrocchia Missionaria, oltre le frontiere”. “È necessario dunque - continua la Segretaria - che scendiamo in strada ed andiamo nelle nostre Diocesi e Parrocchie a comunicare quello che abbiamo visto e udito”.
Al Congresso hanno partecipato in totale 1.750 persone, in rappresentanza delle otto Diocesi del Paese. Per la Segretaria del CONAMI, l’evento può essere definito “un’esperienza di comunione ecclesiale per la presenza dei rappresentanti di tutte le Diocesi, la presenza di numerosi operatori di pastorale e la comunione con i nostri Pastori”. Inoltre, hanno avuto “speciale importanza gli incontri nelle parrocchie e con le famiglie che hanno ospitato i congressisti”. Durante il Congresso si è parlato della “Storia della missione in El Salvador”, presentata da un sacerdote diocesano, un paolino e un redentorista. Mons. Julio Cabrera Ovalle, Vescovo di Jalapa (Guatemala), ha parlato su “Parrocchia, comunità missionaria”, mentre l’ultimo giorno il Cardinale Óscar A. Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) e Presidente di Caritas Internazionalis, ha presentato le “Sfide della missione nella post-modernità”.
Tra le conclusioni finali, sono state presentate le caratteristiche che deve riunire in se una parrocchia aperta alla missione, ossia essere una parrocchia evangelizzata ed evangelizzatrice, con l’impegno preferenziale per i poveri, attiva e protagonista della Missione, spinta dallo Spirito Santo, che vive i sacramenti con un’autentica testimonianza di fede; una parrocchia orante e contemplativa, organizzata e impegnata con le sfide della post-modernità.
Nel Congresso si è messo in risalto come l’animazione e l’attività missionaria “Ad gentes” non occupino un posto specifico nei piani pastorali delle parrocchie, per via dell’indifferenza nei confronti della missione e per la mancanza di conoscenza e coscienza della missione Ad gentes. Per questo nella maggioranza delle parrocchie non vi è interesse per la missione. È necessario dunque rendere consapevole il clero per favorire la missione e aggiornare i piani pastorali affinché in essi occupi il posto che le corrisponde.
Quanto al profilo che deve caratterizzare il cristiano nella parrocchia, si è sottolineato che deve essere un cristiano impegnato, costantemente formato, che dia testimonianza di vita, con una spiritualità missionaria, di servizio, orante, che viva la vita sacramentale, abbia il desiderio della santità, sia innamorato di Cristo, con una coscienza sociale critica e spirito missionario.
Rispetto agli operatori pastorali, necessari per la formazione dei cristiani e a sostegno delle parrocchie, si è affermato che i sacerdoti devono aprirsi ad un maggiore dialogo con i laici ed avere uno spirito di servizio. Devono essere sempre disposti alla missione, vicini alla gente, capaci di dare la vita per le loro pecore e disposti a lavorare in équipe. Da parte loro, i religiosi devono impegnarsi per la missione e vivere il Vangelo. Devono lavorare nella Pastorale Parrocchiale ed essere promotori delle vocazioni religiose. I laici, infine, devono essere persone di preghiera e con senso di responsabilità, creativi, ubbidienti, fedeli alla dottrina cattolica, con una formazione permanente ed autentici discepoli di Gesù. (RG) (Agenzia Fides 28/5/2008)


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