AMERICA/GUATEMALA - “Gesù è vivo nella sofferenza e nel calvario di migliaia di persone che camminano in cerca di una vita migliore”: Lettera Pastorale dei Vescovi per la Settimana Santa intitolata “La Croce dell'emigrante, fonte di speranza”

mercoledì, 4 aprile 2007

Città del Guatemala (Agenzia Fides) - La Conferenza Episcopale del Guatemala ha pubblicato una lettera pastorale in occasione della Settimana Santa, intitolata "La Croce dell'emigrante, fonte di speranza", firmata da Mons. Rodolfo Bobadilla Mata, Vescovo di Huehuetenango, Presidente della Pastorale della Mobilità Umana della Conferenza Episcopale.
Nella Lettera si ricorda che "Gesù sta camminando oggi con gli emarginati, gli ultimi della storia e con gli emigranti che sono i più vulnerabili. Egli si rende vivo nella sofferenza e nel calvario di migliaia di persone che camminano con sogni ed illusioni di cercare una vita migliore. Egli illumina quelli che lottano a favore della vita, dei diritti umani e della dignità di tutti gli esseri umani. Allo stesso modo ci invita a lottare per costruire un Regno di pace, amore, giustizia e libertà, come vera espressione di spiritualità solidale che nasce dalla croce". La celebrazione della Via Crucis, ricorda il testo, è il cammino di tutti gli esseri umani, "un itinerario dove il dolore, la sofferenza e la morte esistono e sono reali, ma si trasformano nella resurrezione di Gesù che ci dona la speranza di una vita nuova". L’impegno della Pastorale della Mobilità Umana, continua la Lettera, "è animato dall'esempio di Gesù che sperimentò la migrazione e che dalla sua incarnazione in un paese e in una cultura concreta, visse in pratica i valori del Regno... e che con la sua morte nella croce e con la sua resurrezione, ha fatto di molti un solo popolo."
Nella Lettera si chiede alle autorità degli Stati di “ascoltare la voce di quanti soffrono la disgregazione familiare per le eccessive deportazioni massicce”, ed a riconoscere alla persona dell'emigrante, il diritto alla "cittadinanza universale", per il semplice e fondamentale fatto di essere “membro della famiglia umana, partecipe della società mondiale, con diritto ad occupare uno spazio degno ed a contribuire con la sua presenza e il suo lavoro al bene comune". Si chiede anche alle società che accolgono di abbattere le barriere dei pregiudizi e della discriminazione e di accogliere in uno scambio culturale rispettoso ed arricchente, chi arriva alle loro porte. (RG) (Agenzia Fides 4/4/2007; righe 23, parole 341)


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