Roma (Agenzia Fides)- Il Ciad ha una superficie di 1.284.000 Km2. Situato al centro del continente africano, il Ciad si estende dall’Equatore al Tropico del nord. Dal Camerun e dalla Repubblica Centrafricana si estende verso nord confinando con la Libia. Ad ovest confina con il Niger e la Nigeria e ad est con il Sudan. Il nord è desertico con dune e alcune oasi. Procedendo verso sud si incontra la savana, abitata dai pastori nomadi. Più a sud la savana cede il posto a una zona fertile, ricca d’acqua, dove viene coltivato il cotone (la principale risorsa del Paese). Agli estremi confini meridionali comincia la foresta equatoriale che si estende per centinaia di km2. I due fiumi più importanti, Sciari e Logone, formano un asse fluviale importante sul lato sud-ovest del Paese. Il Logone si getta nello Sciari all’altezza della capitale, N’Djamena, e i due fiumi uniti finiscono per sfociare nel lago Ciad. Il lago ha un’estensione di 25mila km2 e una profondità media di 1 metro e mezzo.
Popolazione. Il Ciad ha una popolazione di 8,8 milioni di abitanti, ai quali si aggiungono circa 200mila rifugiati sudanesi della confinante regione del Darfur. I musulmani sono il 53%, i cristiani sono circa il 30% e gli animisti il 20%
Storia. Colonia francese fino al 1960, il Paese è attraversato da una antica divisione tra le regioni del nord, abitate da popolazioni arabizzate di fede islamica, e quelle del sud, popolate da etnie nere, animiste e cristiane. Il primo Presidente ciadiano, François (in seguito, N'Garta) Tombalbaye, era un rappresentante delle elite del sud, che furono privilegiate dal colonialismo francese che aveva focalizzato i propri sforzi economici nelle regioni meridionali, più fertili, dove sono concentrate le piantagioni di cotone.
Le regioni settentrionali, in gran parte abbandonate a se stesse, fin dal 1965 entrarono in rivolta per ottenere una migliore distribuzione delle risorse nazionali e maggiore attenzione alle necessità del settentrione. La ribellione si estese rapidamente, dando vita a una guerriglia che durò decenni. Nel 1975 Tombalbaye, che aveva dato vita a un programma di “ritorno all’autenticità”, sulla falsariga di quello dello zairese Mobutu (fu in questo periodo che la capitale prese il nome N’Djamena, in sostituzione del coloniale Fort Lamy), fu rovesciato da un colpo di Stato militare. Il nuovo governo dovette però venire a patti con la ribellione del nord, capeggiata da Goukouni Weddeye e da Hissène Habré. Alla fine degli anni ’70 venne creato il Governo di Unità Nazionale di Transizione (GUNT), che entrò in crisi nel 1980, quando scoppiò una guerra civile tra il Presidente Weddeye e il ministro della Difesa Habré. Quest’ultimo conquistò il potere nel 1982. Nel 1987, grazie all’appoggio francese e statunitense, l’esercito ciadiano riuscì a riconquistare il nord, occupato dalle forze di Goukouni Weddeye e dalla Libia. Quest’ultimo Paese nel 1994 restituì al Ciad la fascia di Aouzou, occupata nei primi anni ’70. Nel dicembre 1990, Habré è deposto da un golpe, capeggiato dall’attuale Presidente, Idriss Deby. Deby è stato eletto Capo dello Stato, nel 1996 e poi nel 2001. Grazie a una riforma costituzionale, contestata dall’opposizione, Deby può concorrere una terza volta all’elezione presidenziale. Da alcuni mesi, sono sorti almeno due movimenti di guerriglia nell’est del Paese, al confine con il Darfur, che tentano di rovesciare il Deby.
Economia. Il cotone rimane la principale fonte di entrata del Paese. Dal 2003, il Ciad ha iniziato a esportare petrolio dal bacino di Doba, nel sud. La Banca Mondiale ha offerto il sostegno finanziario alla costruzione di un imponente oleodotto, lungo 1070 chilometri, che dal Ciad, attraverso il Camerun porta il petrolio ad un terminale sull’Oceano Atlantico.
Per far sì che i guadagni della vendita di petrolio siano utilizzati al meglio per favorire lo sviluppo e il benessere della popolazione ciadiana, è stata costituito una commissione di vigilanza. È stata inoltre approvata una legge che stabilisce che l’80% delle rendite petrolifere siano obbligatoriamente impiegate per progetti nel settore sanitario, educativo, agricolo e infrastrutturale.
Chiesa cattolica. I cattolici sono 856mila, distribuite su 8 diocesi, con complessivamente 109 parrocchie. Vi sono 7 vescovi, 131 sacerdoti diocesani, 111 religiosi sacerdoti. I religiosi non sacerdoti sono 42, le religiose sono 375, i catechisti 9.102. Nel Paese, la Chiesa cattolica gestisce 48 scuole materne, con 2.745 bambini; 70 scuole primarie, con 24.311 alunni; 13 scuole medie inferiori e superiori con 3.560 studenti (dati dell’Annuario della Chiesa cattolica 2003). (L.M.) (Agenzia Fides 3/5/2006 righe 51 parole 667)