AFRICA/CONGO RD - Cauto ottimismo per la firma oggi a Washington delle intese di pace tra Ruanda e RDC

venerdì, 27 giugno 2025 pace  

Il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio presiede alla firma dell'accordo di pace tra Ruanda e RDC

Kinshasa (Agenzia Fides) – È prevista oggi, 27 giugno la firma dell’accordo di pace volto a porre fine al conflitto nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC). L’intesa si ispira a una Dichiarazione di Principi approvata ad aprile tra i due Paesi e include disposizioni sul "rispetto dell'integrità territoriale e la cessazione delle ostilità" nella RDC orientale.
L’accordo viene firmato in una riunione ministeriale a Washington, alla quale parteciperanno il Segretario di Stato americano Marco Rubio e i suoi omologhi della RDC e del Ruanda, Thérèse Kayikwamba Wagner e Olivier Nduhungirehe.
I due ministri saranno ricevuti da Donald Trump alla Casa Bianca.
Per giungere alla firma di oggi è stata messa in moto una complessa strategia negoziale che coinvolge oltre ai due Paesi interessati, gli Stati Uniti, il Qatar e l’Unione Africana. Parallelamente ai negoziati di Washington tra Kigali e Kinshasa, si sono tenute negli ultimi mesi a Doha (capitale del Qatar) trattative tra le autorità congolesi e i ribelli dell’dell’Alleanza Fiume Congo / Movimento del 23 marzo (AFC/M23). Questi ultimi sono appoggiati dal Ruanda e controllano gran parte delle province del Nord Kivu e del Sud Kivu nell’est della RDC.
L’interesse americano è quello di giungere a una pace nella RDC e tra questa e il Ruanda per permettere alle proprie imprese di sfruttare le immense risorse minerarie congolesi. Parallelamente agli accordi di pace l’Amministrazione Trump infatti intende firmare un accordo minerario con il governo congolese. Il problema è che diverse delle più importanti miniere congolesi sono nel Nord e Sud Kivu, provincie non più sotto il controllo del governo di Kinshasa ma dell’AFC/M23. “Inoltre, quasi tutte le miniere congolesi sono controllate da società cinesi” ricorda l’ultimo report della Rete Pace per il Congo. “Il governo congolese ha quindi poco da offrire agli Stati Uniti, che saranno costretti a negoziare dietro le quinte con le autorità cinesi, bypassando Kinshasa” sottolinea la Rete, promossa da missionari che operano nell’area.
Secondo l’organismo missionario occorre essere cauti sulla tenuta delle intese appena firmate. “Nella regione dei Grandi Laghi in generale e nella RDC in particolare, i numerosi conflitti hanno regolarmente condotto alla firma di cessate il fuoco e di accordi di pace che non hanno mai messo a tacere le armi. Negli ultimi quattro anni, si sono firmati una decina di questi testi che sono poi stati sistematicamente violati e mai rispettati” ricorda la Rete. “Le voci che circolano su ingenti acquisti di armi da parte del governo congolese e sull'arrivo di Joseph Kabila, ex presidente congolese, a Goma, "capitale" dell’AFC / M23, non lasciano presagire alcun segno di de-escalation all’interno della crisi congolese che, in molti punti, sfugge completamente dalle mani dei negoziatori, sia del Qatar che degli Stati Uniti” continua il report.
Infine la Rete Pace per il Congo sottolinea che la vera pace presuppone una “giustizia riparativa” che tenga conto dei diritti delle persone colpite dalle violenze commesse da tutti gli attori del conflitto. A iniziare dalla centinaia di migliaia di persone (donne, ragazze, bambine ma pure uomini e ragazzi) vittime degli stupri di guerra. (LM.) (Agenzia Fides 27/6/2025)


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