VIAGGIO APOSTOLICO - Papa a Timor Est: i passaggi chiave del discorso alle Autorità e Corpo diplomatico

lunedì, 9 settembre 2024

Vatican Media

Dili (Agenzia Fides) – Entra subito nel vivo la tappa a Timor Est del Viaggio apostolico in Asia e Oceania. In mattinata l’aereo papale, proveniente dalla Papua Nuova Guinea è atterrato a Dili. Nel pomeriggio, dopo una breve sosta di qualche ora nella Nunziatura Apostolica, il Pontefice ha raggiunto in auto il Palazzo Presidenziale “Nicolau Lobato” per la tradizionale Cerimonia di benvenuto e rispettiva visita di cortesia al Presidente della Repubblica, José Manuel Ramos-Horta. Dopo la Guardia d’Onore, l’esecuzione degli inni e l’Onore alle Bandiere, ha avuto luogo la presentazione delle rispettive Delegazioni. Presenti, tra gli altri, 29 bambini in abito tradizionale, tre dei quali hanno offerto al Papa dei fiori e la sciarpa tradizionale, il tais. Quindi il faccia a faccia tra il Papa e il Capo di Stato mentre i Membri della Segreteria di Stato e le Autorità religiose incontravano il Primo Ministro. Dopo la Firma del Libro d’Onore e la foto ufficiale ha luogo l’incontro privato, nel Salão China del Palazzo Presidenziale l’incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico. Di seguito i passaggi chiave del discorso pronunciato dal Pontefice:


Qui Asia e Oceania si sfiorano e, in un certo senso, incontrano l’Europa, lontana geograficamente, eppure vicina per il ruolo che essa ha avuto a queste latitudini negli ultimi cinque secoli – non mi riferisco ai pirati olandesi! –. Dal Portogallo, infatti, nel XVI secolo giunsero i primi missionari domenicani che portarono il Cattolicesimo e la lingua portoghese; e quest’ultima insieme alla lingua tetum sono oggi i due idiomi ufficiali dello Stato.


Il Cristianesimo, nato in Asia, è arrivato a queste estreme propaggini del continente tramite missionari europei, testimoniando la propria vocazione universale e la capacità di armonizzarsi con le più diverse culture, le quali, incontrandosi con il Vangelo, trovano una nuova sintesi più alta e profonda.


Il cristianesimo si incultura, assume le culture e i diversi riti orientali, dei diversi popoli. Infatti una delle dimensioni importanti del cristianesimo è l’inculturazione della fede. Ed esso, a sua volta, evangelizza le cultura. Non è una fede ideologica, è una fede radicata nella cultura.


Questa terra ha attraversato nel recente passato una fase dolorosa. Ha conosciuto le convulsioni e le violenze, che spesso si registrano quando un popolo si affaccia alla piena indipendenza e la sua ricerca di autonomia viene negata o contrastata.


Dall’indipendenza dichiarata a quella definitivamente restaurata, Timor-Leste ha vissuto gli anni della sua passione e della sua più grande prova. Ha sofferto. Il Paese ha saputo però risorgere, ritrovando un cammino di pace e di apertura a una nuova fase, che vuol essere di sviluppo, di miglioramento delle condizioni di vita, di valorizzazione a tutti i livelli dello splendore incontaminato di questo territorio e delle sue risorse naturali e umane.


Rendiamo grazie a Dio perché, nell’attraversare un periodo tanto drammatico della vostra storia, voi non avete perso la speranza, e per il fatto che, dopo giorni oscuri e difficili, è finalmente sorta un’alba di pace e di libertà.


Nel conseguimento di queste importanti mete è stato di grande aiuto il vostro radicamento nella fede. Io direi che voi siete un popolo che ha sofferto, ma saggio nella sofferenza.


A questo proposito, desidero in particolare ricordare e lodare il vostro impegno assiduo per giungere a una piena riconciliazione con i fratelli dell’Indonesia, atteggiamento che ha trovato la sua fonte prima e più pura negli insegnamenti del Vangelo. Avete mantenuto salda la speranza anche nell’afflizione e, grazie all’indole del vostro popolo e alla vostra fede, avete trasformato il dolore in gioia!


Voglia il Cielo che pure in altre situazioni di conflitto, in diverse parti del mondo, prevalga il desiderio della pace. Infatti l’unità è superiore al conflitto, sempre; la pace dell’unità è superiore al conflitto. E per questo si richiede anche una certa purificazione della memoria, per guarire le ferite, combattere l’odio con la riconciliazione, lo scontro con la collaborazione.


È bello parlare della “politica della mano tesa”, è molto saggia, non è sciocca, no, perché quando la mano tesa si vede tradita, sa lottare, sa portare avanti le cose.


È motivo di grato encomio anche il fatto che, nel ventesimo anniversario dell’indipendenza del Paese, avete recepito come documento nazionale la Dichiarazione sulla Fratellanza umana. E lo avete fatto affinché – come auspica la Dichiarazione stessa – essa possa venire adottata e inclusa nei programmi scolastici, e ciò è fondamentale.


Ora davanti a voi si è aperto un nuovo orizzonte, sgombro da nuvole nere, ma con nuove sfide da affrontare e nuovi problemi da risolvere. Per questo voglio dirvi: la fede, che vi ha illuminato e sostenuto nel passato, continui a ispirare il vostro presente e il vostro futuro. «Que a vossa fé seja a vossa cultura!»; cioè, che ispiri i criteri, i progetti, le scelte secondo il Vangelo.


Tra le molte questioni attuali, penso al fenomeno dell’emigrazione, che è sempre indice di una insufficiente o inadeguata valorizzazione delle risorse; come pure della difficoltà di offrire a tutti un lavoro che produca un equo profitto e garantisca alle famiglie un reddito corrispondente alle loro esigenze di base. E non sempre è un fenomeno esterno. Ad esempio, in Italia c’è l’emigrazione del sud verso il nord e abbiamo tutta una regione del sud che si sta spopolando.


Penso alla povertà presente in tante zone rurali, e alla conseguente necessità di un’azione corale di ampio respiro che coinvolga molteplici forze e distinte responsabilità, civili, religiose e sociali, per porvi rimedio e per offrire valide alternative all’emigrazione.


E penso infine a quelle che possono essere considerate delle piaghe sociali, come l’eccessivo uso di alcolici tra i giovani. Per favore, abbiate cura di questo! Date ideali ai giovani, perché escano da queste trappole! E anche il fenomeno del costituirsi in bande, le quali, forti della loro conoscenza delle arti marziali, invece di usarla al servizio degli indifesi, la usano come occasione per mettere in mostra l’effimero e dannoso potere della violenza.


E non dimentichiamo tanti bambini e adolescenti offesi nella loro dignità – questo fenomeno sta emergendo in tutto il mondo –: tutti siamo chiamati ad agire con responsabilità per prevenire ogni tipo di abuso e garantire una crescita serena ai nostri ragazzi.


Per la soluzione di questi problemi, come pure per una gestione ottimale delle risorse naturali del Paese – in primo luogo delle riserve petrolifere e del gas, che potrebbero offrire inedite possibilità di sviluppo – è indispensabile preparare adeguatamente, con una formazione appropriata, coloro che saranno chiamati ad essere la classe dirigente del Paese in un non lontano futuro.


La Chiesa offre come base di tale processo formativo la sua dottrina sociale. Essa costituisce un pilastro indispensabile, su cui costruire specifiche conoscenze e al quale sempre occorre appoggiarsi. La dottrina sociale della Chiesa non è un’ideologia, è basata sulla fraternità. È una dottrina che deve favorire, che favorisce lo sviluppo dei popoli, specialmente di quelli più poveri.


Siete un popolo giovane, non per la vostra cultura e per l’insediamento su questa terra, che sono invece molto antichi, ma per il fatto che circa il 65% della popolazione di Timor-Leste è al di sotto dei 30 anni di età. Penso a due Paesi europei, dove l’età media è di 46 e 48 anni. E da voi, il 65% ha meno di 30 anni; possiamo pensare che l’età media sarà intorno ai 30 anni, un po’ meno. Questa è una ricchezza.


Questo dato ci dice che il primo ambito su cui investire è per voi l’educazione. Andate avanti. Investite sull’educazione, sull’educazione nella famiglia e nella scuola. Un’educazione che metta al centro i bambini e i ragazzi e promuova la loro dignità.


L’entusiasmo, la freschezza, la proiezione verso l’avvenire, il coraggio, l’intraprendenza, tipici dei giovani, uniti all’esperienza e alla saggezza degli anziani, formano una miscela provvidenziale di conoscenze e di slanci generosi verso il domani. Insieme, questo entusiasmo giovanile e questa saggezza sono una grande risorsa e non permettono la passività né, tantomeno, il pessimismo.


Abbiate fiducia nella saggezza del popolo. Il popolo ha la sua saggezza, abbiate fiducia in questa saggezza. (F.B.) (Agenzia Fides 9/9/2024)


Condividi: