ASIA/LIBANO - Il Libano sull'orlo dell'abisso

martedì, 13 agosto 2024 guerre   aree di crisi   chiese orientali   geopolitica  

Pascale Rizk

La grande statua di San Charbel sulle alture del villaggio di Hammada

di padre Gabriel Hachem*

Beirut (Agenzia Fides) - Dallo scoppio della guerra civile nel 1975 a oggi il Libano, piccolo Paese mediorientale, non ha mai conosciuto pace e stabilità. La popolazione, compresi i cristiani, ha resistito e continua a resistere. Ma dal 7 ottobre e dall'inizio della guerra a Gaza e Israele, considerato il conflitto con Hezbollah, che ha in mano il destino del Paese e decide della guerra e della pace, la situazione è diventata infernale, non solo nella regione meridionale, vicino al confine con Israele, ma in tutto tutto il Libano, con una paralisi economica e politica che rischia di mettere in pericolo l'identità stessa del Paese.

Il Libano è da quasi due anni senza Presidente, carica istituzionale che nel sistema libanese spetta ai cristiani e rappresenta un simbolo di convivenza e rispetto della pluralità. Anche il governo si è dimesso, i ministeri si occupano solo degli affari correnti in un momento in cui il Paese ha più che mai bisogno di decisioni per il suo futuro, la sua identità e la sua stabilità.

La posta in gioco politica regionale e internazionale complica la causa libanese e lascia la popolazione nell'incertezza e nell'angoscia. I giovani, sia musulmani che cristiani, si affrettano a lasciare il Libano per cercare rifugio e un futuro migliore all'estero. I genitori, che spesso non hanno mezzi economici propri a causa della crisi finanziaria e bancaria che ha colpito il Paese quasi cinque anni fa, aspettano aiuto e solidarietà dai figli o da associazioni caritatevoli e ONG per comprare le medicine e fare fronte ai bisogni primari di sopravvivenza.

Nonostante i tentativi, la diplomazia vaticana non è riuscita a convincere i leader dei Partiti politici cristiani a trovare un accordo su un candidato alla presidenza e a porre fine al caos attuale. Le varie Chiese stanno lavorando attraverso le loro associazioni sociali e caritative per sostenere la popolazione. Ma ai libanesi manca soprattutto un segno di speranza che preannunci la fine della corruzione, della violenza, della guerra e dell'instabilità. Nel frattempo, coloro che non sono riusciti a uscire dalla crisi finanziaria lottano per sopravvivere, mentre altri che sono riusciti a regolarizzare la propria situazione finanziaria e ad adattarsi alla dollarizzazione approfittano dell'opportunità per rilassarsi cercando relax e aria fresca in montagna.

L'estate è un buon momento per gli incontri delle famiglie divise dall'emigrazione, ma quest'anno anche questa bella consuetudine è stata stravolta. Chi era venuto da lontano per sostenere le proprie famiglie e trascorrere le vacanze con loro è dovuto ripartire in fretta e furia a causa della situazione e in seguito agli appelli dei Paesi occidentali a lasciare il Libano, che rischia di diventare teatro di guerra. Altri hanno portato le loro famiglie all'estero per far vivere ai propri cari un momento di riposo e di tregua. L'ansia regna e l'incertezza sembra essere stata incoronata regina della situazione.

La paura regna ovunque e su tutti. I genitori rimasti con i figli e i giovani sono in ansia per le tasse scolastiche e universitarie, per il costo esorbitante delle assicurazioni mediche e delle medicine, per il costo della vita, per la guerra, per la distruzione, per l'ignoto... Tuttavia, il 2 agosto, la beatificazione del Patriarca Douaïhy è stata un momento di preghiera, di speranza e di serenità.

Che i santi libanesi e Nostra Signora del Libano possano vegliare su questo Paese in questo momento di estrema difficoltà. (Agenzia Fides 13/8/2024)

* sacerdote, teologo dell’Université Saint-Esprit di Kaslik, membro della Commissione Teologica Internazionale


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