ASIA/LIBANO - Appello dei Capi religiosi: Dio doni ai libanesi la speranza di resistere alla catastrofe

mercoledì, 16 ottobre 2024 guerre   medio oriente   chiese orientali   dialogo   politica internazionale  

Beirut (Agenzia Fides) – La Patria libanese è ferita, “e la ferita sta infettando ognuno di noi”. Ha iniziato così il suo discorso il Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, aprendo il Summit straordinario di capi religiosi convocato presso la Sede patriarcale di Bkerké per farsi carico insieme della “responsabilità spirituale, morale e nazionale”, davanti al perpetuarsi delle offensive militari messe in atto dalle forze armate israeliane in territorio libanese.
Davanti al nuovo tempo di tribolazione attraversato dal Paese dei Cedri, le tessere del composito mosaico confessionale libanese hanno messo da parte diffidenze e controversie, ricompattandosi. Al molto partecipato summit di Bkerké (vedi foto) c’erano i rappresentanti di tutte le comunità di credenti presenti in Libano. Tra gli altri, hanno partecipato al Vertice spirituale il Patriarca greco ortodosso di Antiochia Yohanna X Yazigi, lo sheikh druso Akl Sami Abi el-Mona, il Mufti della Repubblica, il sunnita Abdul Latif Daryan, il vicepresidente del Consiglio superiore islamico sciita Ali el-Khatib, il Presidente del Consiglio Islamico Alawita Ali Qaddour, il Presidente del Sinodo Supremo della comunità evangelica in Libano e Siria, Joseph Kassab. L’incontro ha registrato anche la presenza dell’Arcivescovo Paolo Borgia, Nunzio apostolico in Libano.
I partecipanti al summit – riferisce il comunicato finale dell’incontro – hanno discusso a lungo “della barbara e brutale aggressione che Israele ha compiuto e sta compiendo contro il Libano, ignorando i trattati e le leggi internazionali, in particolare la Carta dei Diritti Umani, le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e le loro risoluzioni, persistendo nell'uso della violenza, della distruzione, dell'uccisione, del genocidio e della demolizione di strutture, istituzioni e case sopra i loro abitanti, tutto questo dopo aver completamente distrutto Gaza, uccidendo bambini, donne e disabili, e distruggendo ospedali, moschee e chiese”.
Capi e rappresentanti cristiani e musulmani hanno espresso insieme il loro cordoglio per “i martiri della Patria che hanno sacrificato la loro vita in difesa del Libano, e per le vittime innocenti tra i civili, le donne, i bambini, i disabili e gli anziani”, chiedendo “a Dio Onnipotente di guarire i feriti e di concedere loro una rapida guarigione”.
La “barbara aggressione israeliana contro il Libano” sottolinea il comunicato finale del summit “colpisce tutto il Libano e mina la dignità e l'orgoglio di tutti i libanesi, e che i libanesi”, che “grazie alla loro unità” sono in grado di “resistere e respingere il nemico”: le soluzioni per il Libano insistono i capi delle comunità di credenti libanesi “non possono e non devono essere altro che soluzioni nazionali inclusive fondate sull'adesione alla Costituzione libanese, all'Accordo di Taif, all'autorità unica dello Stato libanese, alla sua libera decisione e al suo ruolo responsabile nella protezione del Paese, alla sovranità nazionale”.
La seconda parte del comunicato raccoglie in 9 punti richieste, esortazioni e auspici condivisi dai Capi religiosi libanesi, che per prima cosa invitano il “Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a riunirsi immediatamente e senza indugio per prendere la decisione di imporre il cessate il fuoco e fermare questo massacro umanitario perpetrato contro il Libano”.
I cittadini libanesi vendono invitati a mettere da parte scontri e controversie, perché questo “non è tempo di sterili discussioni” ma è il momento di accettare sacrifici e unirsi “per salvare il Libano”. Viene rinnovato l’appello a uscire dalla paralisi politico istituzionale favorendo “l'elezione immediata da parte della Camera dei Rappresentanti di un Presidente della Repubblica che goda della fiducia di tutti i libanesi”, nello “spirito del Patto nazionale”. Si richiama l’urgenza di rafforzare le capacità di difesa dell’esercito libanese. Si rende grazie al popolo per la generosa accoglienza offerta agli sfollati, mentre si ringraziano “i Paesi arabi fratelli e i Paesi amici per le loro gentili iniziative nei confronti del Libano e per il loro sostegno politico e gli aiuti materiali, medici e alimentari”. Si rende grazie anche ai contingenti militari delle Nazioni Unite (Unifil) che operano nel Libano meridionale “per gli sforzi e i sacrifici che stanno compiendo per salvaguardare i confini meridionali del Libano e la popolazione di quella regione”, apprezzando “il loro impegno a rimanere nelle loro posizioni nonostante le ingiustificate vessazioni e gli avvertimenti israeliani volti a cancellare tutti i testimoni dei brutali massacri che stanno commettendo contro la nostra Patria”. Infine, si ribadisce che “la questione centrale attorno alla quale ruotano la maggior parte delle questioni nella regione araba è la giusta causa palestinese”.
Nella conclusione del loro messaggio condiviso, i Capi religiosi libanesi (cristiani, musulmani, drusi) chiedono insieme “a Dio, il Dio della pace, di benedirci con una pace giusta, duratura e globale e di renderci costruttori di pace”. Pregano l’Onnipotente “di proteggere il Libano e i libanesi da ogni male e di concedere al nostro popolo la capacità e la speranza di resistere a questa catastrofe”. (GV) (Agenzia Fides 16/10/2024)


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