Kinshasa (Agenzia Fides) – “La situazione è calma, non ci sono restrizioni nei movimenti della circolazione e l’aeroporto funziona regolarmente”. Così fonti locali sentite dall’Agenzia Fides descrivono la situazione a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove nelle prime ore della mattina di domenica 19 maggio si sarebbe verificato un tentativo di golpe, sventato dall’esercito.
Secondo le autorità congolesi un gruppo di almeno 20 uomini armati in tenuta da combattimento ha assalito il "Palazzo della Nazione", che ospita gli uffici del presidente Félix Tshisekedi, dopo aver l'attaccato l'abitazione del ministro dell'Economia, Vital Kamerhe, situata nelle vicinanze.
Nella sparatoria con i militari regolari hanno perso la vita, almeno tre assalitori (oltre a due poliziotti di guardia alla casa del ministro dell’Economia), tra cui il loro leader, Christian Malanga Musumari, arrestando il resto dei membri del commando. Tra questi c’è pure il figlio di Malanga, il 22enne Marcel e alcuni cittadini di nazionalità statunitense e almeno uno di nazionalità britannica.
Christian Malanga Musumari, era alla testa di un piccolo partito politico, da lui fondato, il Partito Congolese Unito (UCP) registrato negli Stati Uniti. Malanga era infatti giunto negli Stati Uniti nel 1998 come rifugiato, stabilendosi nello Stato dello Utah, dove ha vissuto fino al 2006. In quell’anno è tornato nella RDC dove ha prestato servizio militare, ottenendo il grado di capitano.
Nel 2011 si candidò alle elezioni legislative all'opposizione ma fu arrestato prima del voto. Tornato negli USA nel 2012, ha creato l'UCP. Nel 2017 Malanga ha creato un governo in esilio a Bruxelles, dando vita al “Nuovo Zaire”. Nel proclama postato su alcuni social prima di essere ucciso, mentre si trovava all’interno del Palazzo della Nazione, Malanga dichiarava la nascita di una nuova repubblica dello Zaire, mentre i suoi uomini sostituivano la bandiera della RDC, con quella dello Zaire (il nome del Paese dal 1971 al 1997). Nel 2013 Malanga è stato nominato ambasciatore della International Religious Freedom Roundtable, un insieme di 52 ONG basata a Washington. Nel 2016 ha fatto parte di una delegazione a sponsorizzazione britannica di leader africani che si era recata a Tbilisi in Georgia.
Tra gli americani arrestati c’è Benjamin Reuben Zalman-Polun del Maryland e Cole Patrick. Entrambi sono stati soci di affari di Malanga, nel commercio di cannabis medica e sigarette elettroniche in Mozambico, dove hanno fondato la società CCB Mining Solutions. Reuben Zalman-Polun era stato arrestato negli USA nel 2014 per traffico di droga.
Visti i curriculum e l’apparente pressappochismo dei cospiratori non stupisce che suoi media e i social congolesi fiocchino le teorie più diverse su questo reale o presunto golpe. (L.M.) (Agenzia Fides 20/5/2024)