Imphal (Agenzia Fides) - Si digiuna e si prega nelle chiese cristiane in Manipur "per un'autentica riconciliazione e pace" mentre nello stato dell'India nordorientale si avverte ancora la tensione dopo la violenza interetnica scoppiata un anno fa: lo si è visto soprattutto in occasione delle due giornate di voto per il Parlamento federale (19 e 26 aprile), in cui i seggi sono andati quasi del tutto deserti.
Nei giorni scorsi l'Organizzazione giovanile cattolica di Manipur ha indetto un incontro di preghiera e solidarietà nella cattedrale di San Giuseppe a Imphal, in occasione del primo anniversario della violenza scoppiata nello stato il 5 maggio 2023.L'arcidiocesi di Imphal ha invitato tutti i fedeli delle varie comunità, e anche tutte le persone di buona volontà delle altre comunità religiose, a osservare un tempo di digiuno e preghiere per cercare "la conversione dei cuori, che lasci fiorire una vera pace in Manipur", ricordano l'inizio della violenza, un anno fa. Da allora lo scontro prolungatosi tra due comunità etniche (Meitei e Kuki) ha provocato circa 200 morti e migliaia di feriti, oltre alla distruzione di 200 villaggi e 7.000 case, 360 chiese o cappelle cristiane e alcune sinagoghe. Attualmente la popolazione vive ancora campi di soccorso che accolgono 60.000 sfollati, organizzati dal governo statale e dalle Ong, mentre le due comunità scontratesi sono state divise da una "zona cuscinetto" - per portare una iniziale pacificazione - ma le tensioni restano sopite, in quanto le ragioni alla base della violenza non sono state affrontate e risolte dalla politica. L'Arcivescovo di Imphal, Linus Neli, ha voluto ricordare "quei giorni terrificanti e strazianti" dicendo : "Dovremmo inginocchiarci per intensificare le nostre preghiere per la pace e la giustizia tra tutti gli esseri umani".
Ha riunito i fedeli cristiani di tutte le confessioni la All Manipur Christian Organization, organizzando un'assemblea di culto nella chiesa battista di Tangkhul. Anche il Forum cristiano di Dimapur, nel vicino Stato del Nagaland, ha tenuto una preghiera di solidarietà per la pace a Manipur per commemorare la violenza e chiedere una profonda pacificazione. Si sono uniti in comunione di spirito e di preghiera alla celebrazione i fedeli in altri stati dell'India nell'arcidiocesi di Delhi,. E mentre la Federazione indiana sta vivendo - nelle diverse giornate elettorali, a seconda dei vari luoghi - il lungo processo delle elezioni parlamentari, in Manipur, dato il perdurante clima di paura, le urne sono andate pressoché deserte. Anche i candidati non hanno fatto campagna elettorale a causa delle minacce di gruppi armati, mentre tra la gente si è registrato il boicottaggio delle urne, come atto di protesta verso i governi dello stato e della Federazione, accusati di non aver fatto abbastanza per porre fine alla violenza e per affrontare i nodi alla base della violenza.
Lo scontro nasce essenzialmente da rivendicazioni fondiarie, dopo che una Corte statale ha dato ai Meitei, che costituiscono il 53% della popolazione, i medesimi diritti di "status tribale" concessi a Kuki, un gruppo che rappresenta meno del 20% della popolazione, con la conseguente possibilità di accedere alle proprietà di terreni finora riservati alle minoranze etniche. L'astensione dal voto - notano fonti locali - è un segnale verso le istituzioni che non hanno ancora offerto una soluzione alla questione. Nello stato, con 3,6 milioni di abitanti, vi sono solo due seggi in palio nel parlamento indiano, composto dal 543 seggi,
(PA) (Agenzia Fides 13/5/2024)