Boracay (Agenzia Fides) - Tutelare le comunità degli indigeni Ati sull'isola di Boracay - un paradiso per il turismo nelle Filippine - e restituire loro le terre di cui sono legittimi proprietari: è la richiesta rivolta da vescovi e movimenti cattolici alla Commissione per i diritti umani delle Filippine, chiamata in causa per intervenire sulla situazione di comunità indigene scacciate dalle loro terre ancestrali e ora sfollate, dopo che corpi di sicurezza privati hanno recintato le loro terre impedendo loro l'accesso e dunque il sostentamento.
La Commissione episcopale per le popolazioni indigene (ECIP) contesta la disposizione che ha annullato i certificati di proprietà fondiaria adducendo la motivazione per cui "i terreni non sono adeguati per l'agricoltura". “Quei certificati - ricorda la Commissione - sono stati concessi agli Ati dal governo e sono il risultato di un programma volto ad alleviare la povertà tra i settori emarginati, in particolare le popolazioni indigene”, ha affermato il presidente della ECIP, mons. Valentin Dimoc. “Gli Ati sono i legittimi proprietari dei terreni. Essi risiedono e coltivano la terra loro assegnata, producendo raccolti agricoli per il loro sostentamento”, afferma, chiedendo un intervento tempestivo della Commissione per i diritti umani per ristabilire la giustizia e "difendere i diritti delle popolazioni indigene”.
L’ex presidente Rodrigo Duterte aveva concesso agli Ati un territorio di 3,2 ettari nel novembre 2018, attraverso certificati emessi dal Dipartimento per la Riforma Agraria. Le comunità indigene hanno usato la terra per l'agricoltura e l'allevamento. Nel 2023, inaspettatamente, gli Ati hanno ricevuto un provvedimento che annullava quei certificati sulla base di una presunta "inadeguatezza di quelle terre all'agricoltura". Ne è nata una controversia legale ancora in atto, in attesa di un verdetto sulla legittima proprietà.
In questa situazione gli indigeni si sono ritrovati deprivati della terra quando, nei giorni scorsi, guardie di sicurezza private dei promotori immobiliari hanno recintato le loro terre che fanno gola ad aziende edilizie, soprattutto per l'utilizzo nel settore del turismo.
“Il popolo Ati è stato amministratore della terra per generazioni. Lo ha coltivato e reso produttivo”, ha ribadito mons. Jose Colin Bagaforo, pesidente di Caritas Filippine, che appoggia la causa degli Ati. "Il loro diritto alla terra riguarda i diritti dei popoli indigeni: invitiamo tutte le parti coinvolte a rispettarli", ha puntualizzato.
Negli anni scorsi rappresentanti e movimenti ecclesiali hanno seguito con attenzione la vicenda. I Vescovi avevano chiesto un sostegno pubblico dopo aver visitato i villaggi degli Ati nell'isola di Boracay nell'estate 2023. "Persone potenti e influenti volevano che quei certificati venissero annullati", ha spiegato il Vescovo Dimoc. "Dobbiamo dare gli Ati aiuto preghiera, incoraggiamento, apprezzamento, assistenza finanziaria, assistenza legale”, ha auspicato.
Boracay è una delle isole più note nell'arcipelago filippino, inserita nei grandi circuiti turistici internazionali, amata per le sue bellezze naturali, le spiagge e le acque cristalline. Lo sviluppo turistico e la veloce edificazione di strutture di accoglienza ha causato disagi agli indigeni Ati, abitanti originari di Boracay che, gradualmente, sono stati privati delle loro terre ancestrali. Gli Ati sono un gruppo etnico delle Filippine appartenenti ai Negrito delle Visayas. Sono concentrati principalmente nelle isole di Boracay, Panay e Negros.
Nelle Filippine si calcola che i diversi gruppi indigeni e tribali presenti sull'intero arcipelago raggiungano 17 milioni di persone.
(PA) (Agenzia Fides 6/4/2024)