New Delhi (Agenzia Fides) - La Commissione elettorale dell'India ha annunciato che le elezioni generali della più grande democrazia del mondo si svolgeranno a partire dal prossimo 19 aprile, nell’arco di 7 giornate di voto, in un periodo di 6 settimane. Le date previste per il voto, nei diversi stati della Federazione, sono: 19 e 26 aprile; 7, 13, 20 e 25 maggio; 1 giugno. Il conteggio dei voti sarà reso noto a partire dal 4 giugno. I circa 968 milioni di indiani con diritto al voto sceglieranno la composizione della prossima Camera bassa del Parlamento (la "Lok Sabha") e, di conseguenza, determineranno la composizione di una maggioranza di governo. I seggi in palio sono 543, i partiti partecipanti, nel complesso, 2.400.
"I cittadini indiani sono consapevoli che questo è un momento di svolta per il Paese e che l’esito delle elezioni determinerà sicuramente il futuro, in particolare l’impegno della nazione nel rispetto della sua Costituzione e il futuro della nostra democrazia", commenta il gesuita Cedric Prakash sj, editorialista e scrittore.
"In gioco ci sono le tradizioni pluralistiche e l'etica democratica dell'India. Bisogna rivalutare l'articolo 19 della Costituzione (che garantisce la libertà di parola e di espressione), l’articolo 21 (diritto alla vita e alla libertà), l’articolo 25 (che garantisce la libertà di predicare, praticare e diffondere la propria religione), e tutti i diritti fondamentali dei cittadini", nota. "Oggi sono penalizzati i poveri e i vulnerabili, gli emarginati e le minoranze, gli esclusi e gli sfruttati, gli Adivasi, i Dalit; i piccoli agricoltori e i lavoratori migranti; donne e bambini; le persone diversamente abili; difensori dei diritti umani, giornalisti e tutti coloro che promuovono l’idea di un’India democratica, pluralistica e laica", afferma il religioso.
Il gesuita vede "una grave mancanza di volontà politica per affrontare le questioni scottanti del sistema-paese come: la politica educativa nazionale, il Citizenship Amendment Act, le leggi anti-conversione, le leggi sull'agricoltura (che favoriscono le grandi corporazioni e danneggiano i piccoli agricoltori; i quattro codici sul lavoro, la legge sulla conservazione delle foreste".
Un altro problema fondamentale, osserva, "è la corruzione, la mancanza di trasparenza della politica", mentre si va rafforzando il cosiddetto "comunalismo", cioè la polarizzazione sociale istigata tra comunità di diversa religione, etnia, cultura, ceto, con la promozione della ideologia "Hindutva” ("induità") che predica "un popolo, una cultura, una religione", ed è contraria al pluralismo.
Il 26 novembre 1949 il popolo indiano - ricorda il gesuita - "approvò una Costituzione visionaria e innovativa". P. Prakash cita, in conclusione, il discorso di Bhimrao Ramji Ambedkar, politico, filosofo e giurista indiano, alla vigilia dell'entrata in vigore della Costituzione: “Se desideriamo mantenere la democrazia non solo nella forma ma anche nei fatti - disse Ambedkar - cosa dobbiamo fare? La prima cosa è attenerci ai metodi costituzionali per raggiungere i nostri obiettivi sociali ed economici, non può esserci giustificazione per metodi incostituzionali. La seconda cosa è non mettere le nostre libertà nelle mani di un solo grande uomo, o affidargli un potere che gli consenta di sovvertire le istituzioni. La terza cosa è non accontentarci della mera democrazia politica. Dobbiamo rendere la nostra democrazia politica anche una democrazia sociale”.
(PA) (Agenzia Fides 18/3/2024)