ASIA/GIAPPONE - L'azione pastorale e sociale per una "convivenza multiculturale"

venerdì, 8 marzo 2024 evangelizzazione   immigrati   migranti   dialogo   integrazione  

Tokyo (Agenzia Fides) -  I giapponesi la chiamano "tabunka kyōsei", cioè “convivenza multiculturale”. Se ne parla e la si sperimenta quotidianamente nei locali della chiesa cattolica di Meguro, a Tokyo, dove opera il  “Catholic Tokyo International Center" (CTIC), realtà nata nel 1990 come apostolato per il servizio a immigrati e rifugiati, oggi realtà apprezzata, punto di riferimento per la pastorale e il sostegno agli stranieri. Il Centro venne creato con lungimiranza in occasione  del centenario della fondazione della diocesi di Tokyo (avvenuta nel 1890) perchè già allora la comunità ecclesiale andava configurandosi sempre più come comunità fatta anche da immigrati. Oggi la Chiesa cattolica in Giappone conta 450mila fedeli nipponici e circa 500mila che provengono da nazioni asiatiche, dal Sudamerica, dall'Europa.
Il Centro realizza la missione di "accogliere i migranti, di rinnovare insieme la società giapponese e procedere verso una società e una comunità ecclesiale multiculturale", notava già nel 2008 l'allora Arcivescovo di Tokyo mons. Takeo Okada, annunciando la riorganizzazione del Centro. Allora si puntò a rafforzare i legami con le comunità ecclesiali e le parrocchie, per coinvolgere attivamente il territorio diocesano.  "Migranti e rifugiati vengono spesso pensati come se fossero causa di disturbo alla quiete del luogo in cui si trasferiscono. Papa Francesco osa chiamarli 'uomini e donne in cerca di pace'. La nostra Chiesa vuole condividere il viaggio con tutti i viaggiatori perché Dio, datore della vita, si rivolge a tutti i viaggiatori con  amore e misericordia", dice oggi l'Arcivescovo di Tokyo, Tarcisius Isao Kikuchi, presidente del comitato direttivo del CTIC.
La struttura assolve oggi due compiti principali: sostenere le parrocchie nel creare comunità multiculturale e inclusive, curando l'annuncio di Cristo e l'evangelizzazione per i non-giapponesi; un esempio è anche la celebrazione della messa e dei sacramenti in lingue diverse da quella nipponica: a Tokyo vi sono chiese che offrono la celebrazione della messa in tedesco, francese, spagnolo, portoghese, polacco, coreano, cinese mandarino, indonesiano, vietnamita e tagalog. In secondo luogo, il Centro  segue e supporta individualmente gli immigrati e le loro famiglie  per risolvere i problemi che devono affrontare nella vita quotidiana, incluse situazioni di disagio come la povertà, la malattia, il carcere.
L'opera del Centro si attua mentre in Giappone l’immigrazione ha iniziato a essere vista come la soluzione più ovvia alla sfida demografica, dato che si registra il trend di un costante calo delle nascite e invecchiamento della popolazione. 
Spiega il missionario scalabriniano filippino padre Edwin D. Corros, CS, supervisore e assistente del Catholic Tokyo International Center: "Aiutiamo i cattolici stranieri ad integrarsi nelle parrocchie locali, offrendo non solo servizi sacramentali e religiosi, ma anche formazione continua e assistenza ai bisogni psico-emotivi e socio-economici degli immigrati. Nel contesto del Giappone, la  pastorale dei migranti è molto importante. La Chiesa cattolica giapponese è una piccolissima minoranza all'interno di una società relativamente religiosa, dove il buddismo e lo shintoismo esercitano grande influenza. La presenza della numerosa comunità di cattolici stranieri costituisce una sfida aggiuntiva per la Chiesa locale, che avverte anche il bisogno di preservare una identità cattolica giapponese. Come servire allo stesso modo gli stranieri e la gente del posto richiede un’enorme saggezza nell’evangelizzazione. La 'convivenza multiculturale', fondata sull'unità in Cristo Gesù, è sempre un impegno comunitario e un punto di arrivo".
(PA) (Agenzia Fides 8/3/2024)


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