Rawalpindi (Agenzia Fides) - I cittadini pakistani di religione cristiana chiedono una revisione dei meccanismi di rappresentanza politica e un aumento della presenza dei candidati al Parlamento, in vista delle prossime elezioni generali fissate per l'8 febbraio del 2024. Nel passaggio cruciale del voto, "le aspirazioni delle minoranze religiose dovrebbero essere prese in considerazione", ha osservato l'Arcivescovo Joseph Arshad, alla guida della diocesi di Islamabad-Rawalpindi, ricordando che "lo svolgimento delle elezioni generali in Pakistan è un processo importante per promuovere la democrazia nel paese". "Tutti i leader politici devono lavorare insieme per la prosperità e lo sviluppo del Pakistan. Questa è la bellezza della democrazia", ha detto l'Arcivescovo che è anche presidente della Commissione nazionale "Giustizia e pace" dei Vescovi pakistani (NCJP).
L'analisi di Arshad parte dal rilevare che "i cittadini non musulmani sono spesso emarginati nella società ma non possono essere ignorati in questo processo elettorale". Pertanto, nota, "per garantire equità e giustizia sociale, anche le loro aspirazioni dovrebbero essere ascoltate, rispettate, accolte. Tutti i partiti politici dovrebbero includere nelle loro liste elettorali candidati che vengono dalle comunità minoritarie, per il bene della vera democrazia. In tal modo la democrazia si potrà rafforzare in Pakistan e si andrà nella direzione di integrare sempre più nella società tali comunità più piccole e deboli", che sono soprattutto cristiani e indù.
Ha rimarcato Arshad : "Tutti i partiti politici sono chiamati a inserire nel loro programma politico il tema della tutela dei diritti delle minoranze e del loro benessere. I cittadini non-musulmani, a partire dalla nascita del Pakistan, nel 1947 - ha ricordato - hanno svolto un ruolo chiave nello sviluppo, nella prosperità e nella fioritura economica, sociale e culturale del Pakistan, sin dal movimento per la creazione della nazione".
Alla posizione del Vescovo ha fatto eco il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito pakistano, che resta una componente determinante nel panorama politico e sociale della nazione. Il Generale Syed Asim Munir, in un importante discorso pubblico tenuto a Rawalpindi, ha voluto sottolineare "l'unità e l'inclusività del Pakistan", affermando che "la nazione appartiene a tutti i cittadini indipendentemente dalla religione, dalla provincia, dalla tribù, distinzioni linguistiche, etniche, settarie o di altro tipo".
Nel corso di un significativo incontro con eminenti studiosi islamici di diverse scuole di pensiero, il generale ha categoricamente ripudiato l'uso della forza o l'azione armata da parte di entità e gruppi sociali (come è avvenuto, in passato, per le iniziative di alcuni partiti e movimenti religiosi), sottolineando il ruolo dei leader religiosi nel promuovere la pace e l'armonia. Ha chiesto loro, in particolare, di guidare i giovani verso una migliore comprensione del Corano e della Sunna (la legge islamica), per favorire la costruzione di un nazione pacifica e armoniosa, nel rapporto tra tutte le sue diverse componenti sociali, culturali e religiose.
Dall'incontro si è elevata la condanna unanime dell'estremismo, del terrorismo e del settarismo, e gli studiosi musulmani si sono impegnati a sostenere gli sforzi dello Stato per portare tolleranza, pace e stabilità nel paese. I presenti hanno sottolineato il messaggio di pace dell'Islam, criticando qualsiasi interpretazione errata degli insegnamenti religiosi per interessi particolari. Il generale Munir ha voluto elogiare, in modo specifico, la fatwa “Paigham-e-Pakistan”, emessa da alcuni capi religiosi islamici, che delegittima la propaganda estremista e l'intolleranza promossa da gruppi musulmani radicali. Il generale ha chiesto la più ampia adozione e attuazione di quel provvedimento, sottolineando che "non c'è spazio per l'intolleranza o per comportamenti estremi in Pakistan, soprattutto contro le minoranze e i segmenti sociali vulnerabili".
L'assemblea presente al seminario ha sostenuto le misure del governo volte a rafforzare la sicurezza dello Stato, compreso il rimpatrio degli stranieri illegali, e ha riconosciuto le preoccupazioni del Pakistan per le infiltrazioni terroristiche provenienti dall'Afghanistan. Ha anche espresso dolore per il conflitto in corso a Gaza, descrivendo l'azione del governo israeliano come "crimine contro l'umanità". Il generale Munir, alla vigilia della campagna elettorale per il l voto di febbraio, che vedrà 127 milioni di elettori recarsi alle urne, ha voluto ribadire la posizione fondamentale del governo e delle istituzioni nel promuovere un Pakistan unificato e pacifico, e nel favorire l'inclusione nel tessuto socio-politico della nazione.
In Pakistan, attualmente, è alla guida del paese un governo provvisorio, istituito da quando il Parlamento è stato sciolto, il 9 agosto scorso. Secondo la Costituzione, le elezioni avrebbero dovuto tenersi entro 90 giorni dallo scioglimento del Parlamento, ma la Commissione elettorale, dovendo ridisegnare le circoscrizioni elettorali dopo l'ultimo censimento, ha indicato la data del 9 febbraio 2024.
Tra le questioni scottanti di questo periodo vi è la posizione del principale partito di opposizione del paese, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), e quella del suo leader, l’ex primo ministro Imran Khan, rimossi dal governo nell’aprile del 2022 attraverso un voto di sfiducia parlamentare. Dopo aver condotto una campagna in tutto il paese per indire elezioni anticipate, Khan è stato incarcerato il 5 agosto scorso con l'accusa di corruzione.
L’incertezza politica in Pakistan si aggiunge a una fase di instabilità economica. Il paese è stato travolto dalla crisi della bilancia dei pagamenti, dovendo pagare elevati livelli di debito estero e dovendo affrontare un’inflazione galoppante, che ha avuto gravi ripercussioni sociali e impoverito le famiglie. A giugno scorso, il Fondo monetario internazionale ha concesso al Pakistan un pacchetto di salvataggio con un finanziamento di 3 miliardi di dollari.
(PA) (Agenzia Fides 24/11/2023)