Islamabad (Agenzia Fides) - L'anno pastorale 2023-2024, che si apre il 26 novembre prossimo con la festa di Cristo Re, sarà nella diocesi di Islamabad-Rawalpindi "L'Anno dei Laici". Lo ha annunciato Arcivescovo Joseph Arshad in una lettera diffusa a tutte le parrocchie e alle realtà della Chiesa locale.
L'Anno dei Laici, si spiega, intende promuovere l’identità, la vocazione, la missione e la testimonianza di fede dei laici in famiglia, nel lavoro e nella società pakistana, per costruire una nazione più giusta e solidale. Nel corso dell'anno ogni parrocchia, congregazione religiosa o realtà ecclesiale potrà organizzare con creatività celebrazioni liturgiche, conferenze, iniziative di carità, sempre partendo dall'incoraggiare i battezzati a partecipare a un’autentica esperienza di fede, oggi arricchita dai frutti del cammino sinodale della Chiesa. Si cercherà di porre il focus sul dialogo come strumento che può contribuire alla pace sociale, e sulla corresponsabilità laicale nella missione evangelizzatrice della Chiesa a servizio di tutti, specialmente dei più bisognosi.
Anche se in Pakistan i fedeli cattolici sono un piccola comunità (l'1,5% della popolazione complessiva) c'è grande vitalità di fede e una presenza e testimonianza significativa de fedeli laici. Va notato che, per quanto riguarda la pratica religiosa, la percentuale di fedeli che si reca regolarmente all'Eucarestia domenicale, che frequenta e celebra i Sacramenti è di circa il 70% tra la popolazione cattolica locale. Anche in situazioni che sono a volte difficili o segnate dalla sofferenza, i fedeli laici scelgono deliberatamente di dire il loro "Eccomi", affermando con la parola e con la vita: "Sì, voglio vivere la mia fede. Voglio praticare la mia fede, condividerla con i miei figli e con il prossimo”.
La Chiesa in Islamabad-Rawalpindi è molto impegnata nel campo sociale, educativo e sanitario, attraverso scuole e istituti aperti a studenti di tutte le fedi e con ospedali, dispensari e altre strutture sanitarie. Le sue attività sociali coprono diversi settori e riescono a comprendere aiuti ai poveri e a persone vulnerabili proprio grazie all'opera dei fedeli laici, che si occupano di progetti in favore dell’infanzia, di programmi di sostegno all’agricoltura e di interventi per le vittime di emergenze o calamità naturali.
Ugualmente si può notare l'impegno attivo nel dialogo interreligioso che passa attraverso un "dialogo di vita" nella società e nelle occupazioni quotidiane, sui luoghi di lavoro e nei rapporti interpersonali, che sono i laici a intessere.
In particolare, nell'Anno dei Laici si vuole ricordare il ruolo dei catechisti laici, che danno un contributo fondamentale all’opera pastorale dei sacerdoti e religiosi. In zone remote della diocesi - come avviene anche in altre regioni del Pakistan - laddove i sacerdoti sono riescono ad arrivare o giungono solo raramente, la formazione dei laici per il servizio di catechesi risulta essenziale per tenere viva la fede. Attraverso una formazione teologica di base, donne e uomini condividono la loro fede e si occupano di preparare i credenti (ragazzi, giovani, adulti) a ricevere i Sacramenti, accompagnandoli nel cammino spirituale.
In quest'ottica, alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, lo speciale Anno pastorale mira a incoraggiare sempre più la partecipazione dei laici alla vita e alla missione della Chiesa, anche sostenendo i movimenti e associazioni laicali presenti, come "Jesus Youth", il Movimento dei Focolari, la Comunità di Sant'Egidio, il Cammino Neocatecumenale, il Rinnovamento carismatico, l'Ordine Francescano Secolare ed altri.
E', inoltre, con il contributo di fedeli laici che in questi anni - si ricorda - la Chiesa pakistana ha rafforzato la sua presenza nei mass media e l'evangelizzazione negli ambienti "digitali". Come "Chiesa in uscita", aperta al mondo, l'Anno del Laici sarà, dunque, "un'opportunità per incontrarsi, ascoltare, discernere insieme, mettere in pratica e annunciare il Vangelo, tra le grandi sfide del presente e del futuro", afferma la Chiesa locale.
L'Anno avrà una impostazione missionaria: laici, uomini e donne, sono considerati "soggetti" nella "Chiesa in uscita", al servizio del Regno di Dio, nella loro chiamata a essere "sale della terra e luce del mondo" (Mt 5,13-14), nella consapevolezza di essere missionari in famiglia e al lavoro, nei luoghi e nelle situazioni in cui si trovano a vivere. Nel corso dell'Anno si curerà di promuovere lo studio e la riflessione di documenti del magistero della Chiesa, in particolare l'Evangelii gaudium e la "Lettera di Papa Francesco ai laici" del 2016, al fine di rinnovare l'entusiasmo missionario dei laici nella vita ecclesiale e anche nella società.
Un focus speciale lo si darà ai giovani, garantendo loro spazi per comunicare e interagire sulle sfide e sulla testimonianza personale di fede nel tessuto sociale pakistano, mentre uguale attenzione sarà attribuita alla pastorale della famiglia, culla dove cresce e si alimenta la fede, "vera scuola di preghiera e di amore cristiano”.
Il cammino della comunità cattolica in Pakistan, si afferma, ha beneficiato e beneficerà di "veri testimoni e veri martiri", in tutti gli ambienti, per “illuminare le menti, riscaldare i cuori, ridonare forza alle mani, ispirare i passi di ciascuno, nel vivere la gioia del Vangelo”. Tra i fedeli laici pakistani che hanno lasciato una traccia e una profonda testimonianza di fede nella società e nella politica in Pakistan vi è la figura di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico per le minoranze, ucciso a da mano terrorista a Islamabad nel 2011.
Su una popolazione di 43 milioni di abitanti nel suo territorio, in maggioranza musulmani, la diocesi di Islamabad-Rawalpindi conta circa 220mila fedeli, divisi in 24 parrocchie.
(PA)(Agenzia Fides 9/11/2023)