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Lima (Agenzia Fides) – La “Defensoria del Pueblo” del Perù ha informato che 7 persone sono morte negli scontri tra polizia e manifestanti scesi in piazza in diverse città del paese a partire dal fine settimana, per chiedere la chiusura del Parlamento, le dimissioni della nuova Presidente, Dina Boluarte, e il ritorno al potere di Pedro Castillo, arrestato e destituito. Tra le vittime ci sono anche tre adolescenti. I governi di Messico, Argentina, Colombia e Bolivia hanno pubblicamente dato il loro sostegno al Presidente Castillo, in quanto ritengono che "fin dal giorno della sua elezione, sia stato vittima di un movimento ostile e antidemocratico, in violazione della Convenzione americana sui diritti umani".
Nel pomeriggio del 7 dicembre il Presidente peruviano Pedro Castillo, che fin dall’inizio del suo mandato, nel 2021, era stato accusato e indagato per diversi casi di corruzione, prima che la terza mozione di sfiducia di quest’anno per “incapacità morale” arrivasse alla votazione, aveva sciolto il Parlamento, indetto nuove elezioni e lo stato di emergenza. Il Parlamento lo ha però destituito e ha chiamato a succedergli, secondo la Costituzione, la Vice presidente Dina Boluarte, che ha prestato giuramento, durante una sessione straordinaria. Castillo è stato poi arrestato per "reati contro lo Stato e l'ordine costituzionale" (vedi Fides 9/12/2022).
Tali eventi hanno provocato manifestazioni popolari in diverse città del paese, nonostante la promessa di nuove elezioni, riaccendendo i contrasti tra i due schieramenti politici che hanno determinato da tempo l’instabilità politica. Poche ore fa, la Conferenza episcopale peruviana ha diffuso un comunicato sui “recenti e dolorosi episodi di violenza” verificatisi nel Paese in seguito alla crisi politica. Nel testo, intitolato “No alla violenza! No al malgoverno!”, che porta la data del 12 dicembre, festa della Beata Vergine di Guadalupe, i Vescovi esprimono il loro dolore per i morti a seguito degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, esprimendo alle famiglie le loro condoglianze. “Facciamo un appello urgente – scrivono i Vescovi - per costruire ponti di dialogo, chiedendo serenità a tutti i nostri compatrioti che stanno facendo proteste in varie parti del paese, le cui richieste, quando giuste, devono essere ascoltate; ma esercitino il loro diritto senza violenza”.
I Vescovi peruviani lanciano quindi una serie di appelli: alle Forze dell'Ordine, in particolare alla Polizia Nazionale, “affinché agiscano nel quadro della Legge, assicurando l'integrità delle persone”; alla classe politica, in particolare al Ramo Esecutivo e ai membri del Congresso della Repubblica, perché si preoccupino “dell'istituzionalità, dell'ordine democratico, del giusto processo e del bene comune di tutti i peruviani, specialmente dei più indifesi”; a tutte le istituzioni del Perù, “per garantire la stabilità del paese, perché non possiamo permetterci il lusso di malgovernare il nostro paese”.
Con parole accorate i Vescovi concludono il loro messaggio ribadendo che “il nostro amato Paese non deve continuare a vivere nell'ansia, nella paura e nell'incertezza. Abbiamo bisogno di un dialogo sincero, di calmare gli animi per proteggere la nostra debole democrazia, preservare l'istituzionalità e mantenere la fraternità del nostro popolo”. Infine affermano: “La violenza non è la soluzione alle crisi o alle differenze. Mai più violenza, niente più morti! Il Perù deve essere la nostra priorità!”.
(SL) (Agenzia Fides 13/12/2022)