ASIA/KAZAKHSTAN - Abolita la pena di morte: un passo avanti della nazione nella tutela della vita umana

venerdì, 18 febbraio 2022 diritti umani   vita umana   chiesa cattolica  

Astana (Agenzia Fides) - “Nel dicembre 2021 si è verificato un evento importante nella storia del nostro Stato: il Kazakistan ha finalmente abolito la pena di morte. Questa notizia è passata ingiustamente inosservata a causa delle rivolte di gennaio. Tuttavia, ora che nel Paese sono tornati la pace e l'ordine, vorremmo riflettere insieme sul significato di questo avvenimento. Il rifiuto della violenza in tutte le sue forme, il riconoscimento dell’illegalità delle torture e l'abolizione della pena di morte nel diritto penale sono il risultato del progresso del pensiero etico nel processo di sviluppo storico e culturale della società”. E’ quanto si legge in una nota inviata all’Agenzia Fides dalla Commissione per le Comunicazioni Sociali della Chiesa cattolica in Kazakistan.
La legge "Sugli emendamenti e le aggiunte ad alcuni atti legislativi della Repubblica del Kazakistan sull'abolizione della pena di morte" è stata firmata dal presidente Kassym-Jomart Tokayev il 29 dicembre 2021: il provvedimento ha abolito ufficialmente la pena capitale e ha riconosciuto l'ergastolo come massimo livello di pena nella repubblica.
Il Kazakistan è arrivato a questo risultato dopo un lungo cammino. La pena di morte, infatti, è stata applicata per i primi 13 anni della storia del Kazakistan indipendente: l’ultima condanna a morte è stata eseguita nel 2003 quando furono fucilati 12 detenuti. Nel 2004 è entrata in vigore una moratoria a tempo indeterminato sull'esecuzione delle condanne a morte, firmata dal primo Presidente, Nursultan Nazarbayev. In totale, dal 1990, in Kazakistan sono state eseguite 536 condanne a morte.
“La violenza - si legge nella nota della Commissione - non può fermare la violenza, la pena di morte è omicidio e uno Stato che consente la pena di morte legittima l'omicidio. Inoltre, non esiste una correlazione provata tra l'uso di questo strumento penale e una riduzione del livello di criminalità. Il costo di un eventuale errore giudiziario, poi, è troppo alto: persone innocenti possono essere portate alla morte per errore. Infine, le misure penali-giuridiche commesse non dovrebbero mirare alla distruzione del criminale, ma alla repressione del reato: imponendo una condanna a morte, attribuiamo permanentemente al condannato lo stigma di criminale, mentre, con il carcere, puniamo il crimine, neutralizziamo la minaccia per la società e diamo al condannato una possibilità di rieducazione”.
Papa Francesco, ricorda il testo pervenuto a Fides, si è più volte espresso per l’abolizione della pena di morte, ritenuta “contraria al Vangelo”. Nell'ottobre 2017, durante la celebrazione del 25° anniversario dell'adozione del Catechismo della Chiesa Cattolica, ha annunciato la sua decisione di modificarne l’articolo n. 2267, che in precedenza, non escludeva “il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”. Oggi, lo stesso articolo recita: “La Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che ‘la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona’, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo".
(LF-PA) (Agenzia Fides 18/2/2022)


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