Dushanbe (Agenzia Fides) - La Chiesa tagika è in prima linea nella risposta alla crisi occupazionale esplosa nel paese centrasiatico in seguito al Covid-19. Ogni anno, secondo dati forniti dal Central Asian Bureau for Analytical Reporting, circa un milione di migranti lasciano il Tajikistan per cercare lavoro, principalmente in Russia. Il fenomeno si è completamente arrestato nel 2020 a causa della chiusura dei confini dovuta alla pandemia, che ha costretto moltissimi lavoratori con visto in scadenza a rimpatriare, privando così le loro famiglie della principale entrata economica, costituita proprio dalle rimesse dall’estero inviate dai parenti emigrati.
In tale cornice si colloca l’impegno della comunità cattolica, espresso attraverso Caritas Tajikistan che, in una nota inviata all’Agenzia Fides, spiega: “Cerchiamo di aiutare i rimpatriati nella creazione di nuove opportunità di lavoro e nel processo di reintegrazione all’interno della comunità di origine. Forniamo aiuto nella ricerca di un impiego, ma anche nella burocrazia legata alle richieste di finanziamenti. Ci occupiamo, inoltre, di dare supporto iniziale per la creazione di piccole imprese”.
Come riferisce la nota, “durante il 2020 il numero di migranti rientrati è aumentato notevolmente. Ci sono molti aspiranti lavoratori in attesa, ma con quindici di loro abbiamo già concluso il reinserimento”. Tra questi, si riporta l’esperienza di Farhod Islomov, rientrato dopo un lungo periodo in Europa: “Quando Farhod è tornata dalla Germania, aveva in programma di riprendere la sua attività di commercio al dettaglio di abbigliamento e accessori. All’inizio ha dovuto affrontare dei costi molto pesanti, per tornare in patria e per reintegrarsi nella sua comunità. Con la collaborazione di Caritas Internationalis e di Caritas Belgium, l’organizzazione caritativa tagika ha supportato Farhod aiutandolo ad elaborare un business plan e a sostenere le spese iniziale. Così è riuscito ad aprire il suo negozio nel mercato centrale di Kulyab, la sua città natale”.
La Chiesa tagika è una piccola comunità religiosa in un contesto sociale al 98% musulmano: i fedeli sono attualmente un centinaio, distribuiti tra le due parrocchie di Dushanbe e di Qurǧonteppa. La presenza cattolica in Tajikistan si registra a partire dagli anni '70 del secolo scorso: i primi fedeli erano in maggioranza tedeschi provenienti da Russia, Ucraina e Lituania, deportati nel Paese ai tempi dell'Unione Sovietica. A causa del regime comunista, per anni le comunità del Tajikistan furono del tutto isolate dalla Chiesa universale. A strutturare la presenza cattolica locale fu Papa Giovanni Paolo II, istituendo la Missio sui iuris, il 29 settembre 1997. In questo contesto, le azioni caritative erano state avviate già dal 1983 da piccoli gruppi, che confluirono ufficialmente nella Caritas a partire dal 2004.
(LF-PA) (Agenzia Fides 21/1/2021)