EUROPA/ITALIA - La Famiglia Scalabriniana lancia un appello per “raccontare la migrazione”

sabato, 7 settembre 2019 emigrazione   istituti missionari  

Bolzano (Agenzia Fides) - “Stiamo vivendo un tempo in cui vecchi e nuovi conflitti sradicano migliaia di persone dalle loro case e dalla loro terra e li obbligano e cercare sicurezza altrove” affermano padre Leonir Chiarello (superiore generale degli Scalabriniani), suor Neusa de Fatima Mariano (superiora generale delle Scalabriniane) e Regina Widmann (responsabile generale delle Secolari scalabriniane) riuniti per l’incontro delle direzioni generali dei tre Istituti che compongono la Famiglia Scalabriniana. Secondo la nota inviata all’Agenzia Fides, obiettivo della riunione, che si è tenuta a Villabassa (Bolzano), è stato quello di concentrare l’atenzione sulle necessità più impellenti nel settore delle migrazioni.
“Viviamo un tempo in cui l’esasperata ricerca del proprio benessere acuisce le sperequazioni tra persone e tra popoli – proseguono - e costringe molti alla ricerca di opportunità in un altro Paese, dove l’accesso a queste opportunità è spesso negato; un tempo in cui per avere speranza bisogna comprarla in modo illegale e si finisce col comprare la probabilità del fallimento o della morte; un tempo in cui dominano le retoriche contro i migranti, facile strumento per ottenere consenso dando in cambio soluzioni incerte e a breve termine. Non sono frasi astratte. Pensiamo ai molti confini dove si consumano ogni giorno tante tragedie”.
Tre sono gli orientamenti lanciati dalla Famiglia Scalabriniana. Narrare i fatti e la testimonianza perché “c’è molta ripetitività nel parlare di emigrazione. Ripetitività nello stigmatizzare i migranti come minaccia al benessere nazionale, alla sicurezza dei cittadini, al patrimonio culturale di una società”. Quindi narrare i migranti, perché “tacciono, soprattutto i migranti, perché nessuno vuole sentire la loro voce. È nostro dovere creare occasioni perché i migranti raccontino e perché qualcuno ascolti, perché noi possiamo ascoltare”. Infine “narrare a Dio”, perché “è possibile che proprio davanti a Dio i migranti non ci accompagnino, ma dobbiamo creare occasioni per narrare insieme le nostre storie, che si intrecciano per diventare storia di salvezza”. (SL) (Agenzia Fides 07/09/2019)


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