Islamabad (Agenzia Fides) – C’è un gioco politico in Pakistan che cerca di strumentalizzare gli attacchi subìti dai cristiani: lo denunciano i missionari contattati dall’Agenzia Fides, all’indomani della strage nella chiesa anglicana di Tutti i santi a Peshawear. L’episodio ha riacceso il dibattito pubblico sulla condizione delle minoranze in Pakistan. Mentre vi è stata la rivendicazione del gruppo terrorista “Tahrik-e-Taliban Pakistan” (TTP), tutti i maggiori leader politici hanno condannato la violenza, il presidente del Pakistan Mamnoon Hussain, il Primo Ministro Nawaz Sahrif , il primo ministro della provincia di Khyber Pakhtun Khawa, Pervez Khattak.
In un colloquio con Fides, p. Robert Mc Culloch, missionario di San Colombano, per oltre 30 anni nel paese, ricorda con disappunto che “Imran Khan, leader del partito Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), in campagna elettorale aveva dichiarato che il Pakistan è ‘una terra solo per i musulmani’, dando fiato agli estremisti. Abbiamo capito che è un opportunista, e che si legherà a qualsiasi formazione gli porterà dei voti”. D’altro canto oggi il Primo Ministro Sharif vene criticato per aver proposto “negoziati con i telebani”. “Credo il suo fosse un tentativo di costruire la pace nel paese. Certo, come è possibile dialogare con i gruppi che vogliono destabilizzare la nazione col terrorismo? E poi, vista la immensa frammentazione della galassia talebana, con chi dialogare?”, aggiunge il missionario, ricordando che “la lotta al terrorismo riguarda l’intero paese”. “Oggi i cristiani sono chiamati a rispondere con maturità e non sull’onda emotiva che può portare, come avvenuto a Karachi, a conflitti fra musulmani e cristiani”, conclude.
P. Gulshan Barkat, sacerdote pakistano dei missionari Oblati di Maria Immacolata, residente a Multan (in Punjab) riferisce a Fides: “Il governo si sta impegnando a dare protezione a luoghi di culto e istituzioni cristiane. Il ministro dell'Interno, Chaudary Nisar, ha dichiarato che sarà presto messo a punto un piano di sicurezza per i luoghi di culto. In diverse città siamo stati inviatati, come leader religiosi, a incontri di emergenza e programmazione, organizzati dalle forze dell’ordine o dalle autorità civili”. (PA) (Agenzia Fides 24/9/2013)