Islamabad (Agenzia Fides) – Ibtisam Elahi Zaheer è un leader musulmano salafita. Attuale segretario generale della “Jamiat Ahle Hadith” (“Assemblea dei seguaci dei detti del Profeta”), partito politico-religioso, parte della rete fondamentalista islamica “Muttahida Majlis-e-Amal”, presente in Parlamento. E’ direttore della rivista mensile “Al-Ikhwah”, pubblicata in urdu, che ha ampio seguito nei settori fondamentalisti e fra i giovani salafiti. Negli anni scorsi è stato in prima linea a tutte le manifestazioni di fondamentalisti per definire “intoccabile” la legge sulla blasfemia. Secondo le informazioni pervenute a Fides, ora Ibtisam Elahi Zaheer ha parlato in favore di Rimsha Masih, la bambina cristiana accusata di blasfemia: “Se si appura che è minorenne, va rilasciata, e se le accuse sono false, i colpevoli vanno puniti. Nessuno ha il diritto di farsi giustizia da solo. La legge sulla blasfemia ha bisogno di emendamenti procedurali per evitare gli abusi”.
Dopo le parole del mullah Tahir Ashrafi, leader dell’ “All Pakistan Ulema Council”, che ha difeso Rimsha nei giorni scorsi, chiedendo “una indagine imparziale e protezione per la comunità cristiana”, si amplia in Pakistan il fronte di leader musulmani studiosi e intellettuali, che si sono espressi in favore di Rimsha. Fides ha raccolto le opinioni di alcuni leader di varie organizzazioni e istituti islamici.
Secondo Muhammad Hussain Akbar, capo della “Idara Minhaj-ul-Hussain”, “la ragazza, minorenne, non ha colpe e deve essere liberata immediatamente”. Pir Shafaat Rasool, Amministratore della madrasa “Bilal Markaz” di Lahore, rimarca che anche secondo la sharia la bambina è senza colpe: “L'islam protegge tutti i non musulmani. Per comprovare l'accusa nei confronti di un minorenne l'islam prescrive una procedura diversa rispetto a quella prevista per una persona matura. Invece di infliggere una punizione, l'islam consiglia di insegnare e guidare un bambino con amore e simpatia, se commette un errore. Pertanto, a mio parere, Rimsha deve essere rilasciata immediatamente”.
Concorda Allama Mushtaq Hussain Jafri, Presidente dell’organizzazione “Tahafuz-e-Pakistan Jafria”: “L’islam rispetta e protegge i diritti di tutti e prevede procedure diverse, quando si ha a che fare con i bambini. Inoltre non si può attribuire a un altro una frase finchè l'accusa non è provata”.
Allama Javed Akbar Saqi, capo della “Wahdat-e-Islami” e Segretario Generale del “Comitato interreligioso per la Pace” del Punjab afferma: “La ragazza è minorenne e disabile mentale. Urge una indagine imparziale. La vicenda sembra viziata e artefatta. In passato episodi come questi si sono rivelati falsi e senza fondamento”. Anche secondo Hafiz Muhammad Mudassar, leader della “Khateeb Jamia Masjid Anwaar-e-Madina”, “la ragazza non è adulta ed mentalmente inferma. Non è opportuno imputarle accuse. Deve essere liberata immediatamente”.
Liaqat Baloch, Segretario generale della “Jamat-e-Islami”, annuncia il suo impegno: “Stiamo cercando di trovare una soluzione per risolvere la situazione. Si deve tener conto che la ragazza è minorenne e ha problemi mentali. Mi sembra che ci sia troppa illegalità in Pakistan e che nessuno sia al sicuro”.
Secondo alcuni studiosi interpellati da Fides, la scelta dei leader musulmani sunniti in favore di Rimsha ha una duplice motivazione: religiosa (secondo la legge islamica) e anche politica. Dopo un recente massacro di musulmani sciiti compiuto dai talebani, in Pakistan, infatti, si è acuita la frattura fra musulmani sunniti (la maggioranza) e gli sciiti (il 25%), che in passato erano uniti su questioni inerenti l’islam. Gli sciiti, ritenuti dai talebani “non musulmani”, si sono definiti “minoranza” e hanno rotto l’alleanza con i leader di organizzazioni sunnite. Questi ora intendono operare per una riunificazione, cercando una posizione comune su un caso di grande risonanza mediatica come quello di Rimsha. (PA) (Agenzia Fides 30/8/2012)