Roma (Agenzia Fides) – “Salviamo Rimsha Masih”: è la campagna lanciata dai pakistani cristiani in Europa per salvare la bambina cristiana accusata falsamente di blasfemia e attualmente in un carcere minorile a Islamabad (vedi Fides 23/08/2012). Domani un Tribunale si pronuncerà sulla richiesta di rilascio presentata dai legali della ragazza, su incarico della famiglia e della “All Pakistan Minorities Alliance”.
Da Roma a Londra, cresce la mobilitazione: i pakistani cristiani in Italia hanno diffuso un appello da inviare al Presidente del Pakistan Ali Zardari (per adesioni salviamorimshamasih@gmail.com). In un comunicato inviato a Fides, la “Associazione Pakistani Cristiani in Italia” chiede: “Chi è il vero colpevole nel caso di Rimsha? Non è forse chi ha buttato le carte (che poi Rimsha ha bruciato) sapendo che c’erano pagine del Corano?”. L’Associazione invia “a Rimsha Masih, alla sua famiglia e alle minoranze religiose del Pakistan un messaggio di vicinanza e di solidarietà, ribadendo la richiesta di revoca dell’accusa e di immediato rilascio”. Inoltre rimarca “pieno appoggio a tutte le diverse organizzazioni, cristiane e di qualsiasi confessione religiosa, che si stanno impegnando per l’ abolizione o la revisione della legge sulla blasfemia, per la legalità, per la difesa e sicurezza delle minoranze religiose”. “Tutti coloro che credono nella libertà di culto e nel rispetto del credo religioso altrui non possono restare indifferenti di fronte a questa violenza”, aggiunge a Fides Adan Farhaj, Presidente della “All Pakistan Christian League” in Italia, che ha organizzato ieri una conferenza pubblica a Porto Sant’Elpidio per chiedere la libertà di Rimsha e per testimoniare solidarietà a tutti coloro che subiscono violenza a causa della loro fede.
A Londra la “British Pakistani Christian Association” ha organizzato nei giorni scorsi una protesta davanti all’Ufficio del Primo Ministro a Downing Street, e ha lanciato una petizione on-line (all’indirizzo http://www.petitionbuzz.com/petitions/freerimshamasih) chiedendo al Governo inglese, all’Unione Europea, alle Nazioni Unite, di fare pressioni per la liberazione della bambina. La petizione sarà inviata alla “Commissione per i Diritti Umani del Pakistan”, organismo del governo pakistano. (PA) (Agenzia Fides 27/8/2012)