ASIA/INDIA - Un Pastore e altri cristiani arrestati in Kashmir per “conversioni forzate”

lunedì, 21 novembre 2011

Srinagar (Agenzia Fides) – La polizia del Kashmir ha arrestato il Pastore C. M. Khanna della “All Saints Church”, insieme con altri fedeli cristiani impegnati della stessa chiesa. L’accusa per il Pastore e per i fedeli è “conversione forzata” di 15 ragazzi musulmani, battezzati nella chiesa alcune settimane fa. Per il caso, il Pastore Khanna era stato chiamato a testimoniare dal Gran Mufti presso un tribunale islamico (vedi Fides 7/11/2011). Il Pastore – come riferisce a Fides il “Global Council of Indian Christians” (GCIC), che difende i diritti dei cristiani in India – ha ammesso, davanti alla Corte islamica, il suo coinvolgimento nella conversione (ma senza alcuni inganno o lusinghe) dei 15 ragazzi musulmani, semplicemente accettando la loro richiesta di essere battezzati, “per loro libera scelta”.
Il Gran Mufti ha invocato l’applicazione della sharia (la legge islamica) e l’intervento della polizia, minacciando, in caso contrario, “gravi conseguenze”. La polizia del Kashmir, temendo un altro ciclo di disordini nella valle, ha registrato il caso secondo gli articoli 153A, 259 e 186 del Codice Penale, arrestando il Pastore e gli altri fedeli. Intanto altri cristiani del Kashmir, notano fonti di Fides, sono in clandestinità, temendo ritorsioni da parte di estremisti islamici.
“Lo stato si è arreso ai militanti, negando le garanzie costituzionali ai suoi cittadini” afferma, in una lettera aperta alla Commissione Nazionale per le Minoranze, nel governo federale, Sajan George, Presidente del GCIC, ricordando che “la conversione è un diritto tutelato dalla Costituzione indiana”, sostenendo che non vi sono prove sufficienti per l’arresto. Del resto “la cerimonia del battesimo era aperta al pubblico e il Pastore non aveva nulla da nascondere”.
“I diritti dei cristiani sono sacrificati sull’altare dell’opportunità politica e della convenienza” prosegue il Presidente, mentre “una figura religiosa musulmana sta tentando di assoggettare un cristiano alla legge della sharia nella più grande democrazia del mondo”. Il GCIC afferma che “l’unica speranza di giustizia per i cristiani è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani”. (PA) (Agenzia Fides 21/11/2011)


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