ASIA/MYANMAR - Amnistia per 6 mila detenuti, fra i quali “prigionieri di coscienza”

mercoledì, 12 ottobre 2011

Yangon (Agenzia Fides) – Il presidente del Myanmar, Thein Sein, ha concesso un’amnistia per circa 6.300 detenuti, e alcuni di loro sono prigionieri politici o di coscienza: è quanto l’Agenzia Fides apprende da fonti in Myanmar. Il passo compiuto dal governo è stato accolto come “un positivo segnale di apertura” ma, sottolinea un sacerdote in Myanmar contattato da Fides, “si tratta perlopiù di detenuti anziani e malati, o in carcere per reati comuni. I prigionieri politici e di coscienza liberati sono alcune decine, fra attivisti e monaci. Il governo ne tiene in carcere circa 2.000 e si guarda bene dal restituire a tutti la libertà, in quanto essi farebbero una campagna attiva per la democrazia”. Secondo alcune fonti, i detenuti politici rilasciati sarebbero oltre 100. I prigionieri politici più importanti sono detenuti in strutture lontane dalla città principale del paese, Yangon, al fine di rendere difficile anche la possibilità di contatti con altri attivisti e avvocati.
La mossa, nota la fonte di Fides, “serve soprattutto per mostrare un volto nuovo del paese alla comunità internazionale”. Sul versante interno, invece, “perché non si ferma la guerra contro le minoranze etniche, dopo il blocco dei lavori della diga di sull’Irrawaddy ?”, si chiede il sacerdote.
Secondo manovre interne al regime, è stata la nuova “Commissione nazionale per i diritti umani” a chiedere, in una lettera aperta al presidente Thein Sein, di concedere l'amnistia, come gesto di magnanimità. La rete di studenti per la democrazia “Buayda”, contattata da Fides, ha comunque accolto con favore il provvedimento, chiedendo il rilascio di quanti sono detenuti solo per motivi di coscienza, religione o idee politiche. (PA) (Agenzia Fides 12/10/2011)


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