Bhopal (Agenzia Fides) – E’ un fenomeno aberrante che ha preso piede nello stato del Madhya Pradesh (India centrale): si moltiplicano i casi in cui i medici praticano la chirurgia per cambiare sesso a bambine neonate, su richiesta dei genitori che privilegiano i maschi. Il governo dello stato ha lanciato una indagine ufficiale per bloccare la pratica, nota come “genitoplastica”, che ha già riscontrato 300 casi di bambine di età inferiore a un anno operate nella città di Indore. Il costo dell’operazione è l’equivalente di circa 3.200 dollari e la diffusione del fenomeno ha reso Indore meta di famiglie provenienti da città di altri stati, come New Delhi e Mumbai.
Attivisti e organizzazioni per i diritti umani hanno definito la pratica “scioccante” e la Commissione Nazionale per la Protezione dell’Infanzia ha chiesto al governo severe misure per bloccarla. “Abbiamo condannato con forza, come Vescovi indiani, questa pratica orribile. E’ frutto di una mentalità che privilegia il maschio come fonte di profitto e come figlio di maggior valore, mortificando la dignità femminile” spiega in un colloquio con l’Agenzia Fides p. Charles Irudayam, Segretario della “Commissione per la Giustizia, la pace e lo sviluppo” della Conferenza Episcopale dell’India. “Conoscevamo il fenomeno dell’aborto selettivo che, secondo alcuni studi, negli ultimi 20 anni ha riguardato oltre 5 milioni di bambine. Il governo ha tentato di arginarlo con provvedimenti ad hoc, e infatti si registra un decremento. Ora emerge l’operazione chirurgica. Credo che la responsabilità sia prima di tutto dei genitori, che la chiedono, poi dei medici che la compiono. Occorre lavorare sempre di più – come sta facendo la Chiesa – per diffonde una cultura di uguaglianza di genere e per promuovere la dignità e i diritti della donna nella società. Ma ci troviamo a dover combattere una mentalità radicata, ed è dunque un’opera che richiede tempo”, rimarca il Segretario. La Chiesa cattolica, ricorda p. Irudayam, gestisce migliaia di strutture sanitarie, “apprezzate per la loro opera eccellente, che diffondono una mentalità e una pratica di rispetto della vita e della dignità umana. Bisogna proseguire nell’opera di educazione delle coscienze”.
P. Anand Muttungal, portavoce del Consiglio dei Vescovi del Madhya Pradesh, commenta a Fides: “La preferenza al maschio è un fattore ancora forte nelle famiglie di fede indù, per la credenza che, per avere la salvezza, ci sia bisogno di un figlio maschio. Con il fattore religioso, il problema diventa di ampie dimensioni. Come Chiesa del Madhya Pradesh abbiamo espresso la nostra preoccupazione e cerchiamo di essere vicini ai problemi e ai bisogni della gente”.
In India vivono circa 500 milioni di donne, su una popolazione di oltre un miliardo di persone. Sin dall’indipendenza lo stato ha promulgato leggi per tutelare i diritti delle donne, ma la disparità di genere è tuttora un problema aperto. Secondo dati delle Ong, le morti infantili delle femmine superano quelle dei maschi di oltre 300mila unità l’anno, a causa del privilegio dato ai maschi anche nella nutrizione. Le donne soffrono discriminazioni fin dall’infanzia, poi nell’accesso all’istruzione, nel mondo del lavoro e in tutti i settori della società.(PA) (Agenzia Fides 8/7/2011)