Islamabad (Agenzia Fides) – Una moratoria sull’applicazione della legge sulla blasfemia in Pakistan: è la nuova proposta che circola nella società civile pakistana, trovando l’appoggio di intellettuali, editorialisti e studiosi anche in altri paesi del mondo. In Pakistan attivisti per i diritti umani, di religione musulmana, parlando all’Agenzia Fides, definiscono l’idea “buona e interessante”, notando che potrebbe diventare una proposta ufficiale della società civile al governo.
Mehdi Hasan, Presidente della “Commissione per i Diritti Umani del Pakistan”, una fra le organizzazioni più importanti nella nazione, afferma a Fides: “Siamo fondamentalmente favorevoli a una moratoria sulla blasfemia, ma la nostra posizione ufficiale è quella di chiederne l’abolizione. Va ricordato che prima del 1986 non vi erano in Pakistan denunce di blasfemia e dopo abbiamo avuto, in 20 anni, circa 1.000 casi, mentre 70 persone, solo accusate di blasfemia, sono state vittime di esecuzioni extragiudiziali. Due proposte concrete per evitare abusi sono queste: dare il compito di registrare le eventuali denunce di blasfemia ad agenti di polizia di alto grado; affidare i processi direttamente all’Alta Corte, saltando i tribunali di primo grado, troppo esposti alle pressioni. Auspichiamo che la proposta di moratoria sia discussa da studiosi, giuristi, politici e intellettuali e non dai militanti nelle piazze”.
La rappresentante della All Pakistan Minorities Alliance in Punjab, la cristiana Najmi Saleem, dichiara a Fides: “Il nostro obiettivo resta quello di fermare l’abuso di questa legge, che colpisce specialmente le minoranze cristiane. Se la moratoria potrà servire, è benvenuta. Ma crediamo che qualche modifica dovrà essere operata: è quanto chiediamo al governo anche se, data la tensione e le circostanze sfavorevoli, si dovrà attendere del tempo. Speriamo che l’impegno del Ministro per le Minoranze Religiose, Shahbaz Bhatti, porti risultato”.
P. Mario Rodrigues, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, nota a Fides che “la legge sulla blasfemia è chiamata ‘legge nera’. Oggi chi vi si oppone viene definito blasfemo e rischia la vita. L’idea di una moratoria sulla sua applicazione mi trova molto favorevole: servirebbe almeno a scongiurare nuovi casi costruiti su false accuse. Ma credo che il governo difficilmente vorrà esporsi”.
Haroon Barket Masih, a capo della Masihi Foundation, che fornisce assistenza legale e materiale ad Asia Bibi, la donna condannata a morte per blasfemia, dice a Fides: “Sosteniamo con forza tale proposta. Sarebbe un primo passo per evitare alla legge di nuocere ancora. Ha fatto del male a tante persone e altri potrebbero ancora soffrire. Mi sembra anche una mossa equilibrata dal punto di vista politico: con una moratoria temporanea, il governo da un lato potrebbe dire ai gruppi radicali islamici che la legge resta in vigore, ma intanto fermarne il cattivo uso e la strumentalizzazioni”.
Secondo Peter Jacob, Segretario della Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, “la soluzione non sembra praticabile dal punto di vista strettamente giuridico, in quanto non si può impedire alla polizia o all’autorità giudiziaria di compiere indagini o incriminare chi ha commesso un reato. Inoltre – spiega a Fides – le vittime innocenti attualmente in carcere o sotto processo non ne avrebbero beneficio. Continuiamo, dunque, la nostra campagna per abolirla”.
In Europa la proposta di moratoria sulla blasfemia è stata rilanciata dal quotidiano cattolico italiano Avvenire. Il prof. Mobeen Shahid, studioso pakistano cristiano, docente alla Pontificia Università Lateranense, si dichiara favorevole: “Visto che vi sono molti procedimenti sub judice, in cui l’autenticità delle accuse è dubbia, credo che la Corte Suprema del Pakistan o il Governo potrebbero indire una moratoria sui procedimenti relativi all’art. 295 del Codice Penale del Pakistan (che include la cosiddetta legge sulla blasfemia, ndr)”. (PA) (Agenzia Fides 25/2/2011)