Lahore (Agenzia Fides) – Sul caso di Asia Bibi si è acceso in Pakistan un conflitto fra i poteri dello stato, in particolare fra il presidente e la magistratura. Oggi un portavoce del presidente Asif Ali Zardari ha replicato alla nota dell’Alta Corte di Lahore, rivendicando le prerogative e le competenze del Presidente. La Corte, rispondendo alla petizione di alcuni avvocati, aveva chiesto al presidente di non prendere in considerazione la grazia, prima della conclusione dei tre gradi di giudizio. Zardari ha risposto che l’Alta Corte non ha giurisdizione sulle sue funzioni e, a norma dell’art 45 della Costituzione, il Presidente può decidere in qualsiasi momento di accordare la grazia. La Corte Suprema del Pakistan, con una nota “suo moto” (cioè di propria iniziativa) ha confermato questa interpretazione, notando che solo la Corte Suprema può dare indicazioni vincolanti all’esecutivo o al presidente.
Secondo fonti di Fides, sembra ormai accertato che il processo di appello si farà e che il Presidente Zardari – che pure subisce le pressioni degli estremisti – attenderà di constatarne l’andamento e la durata, prima di intervenire con una eventuale grazia.
Intanto continua su toni polemici il dibattito intorno al caso di Asia Bibi: alcuni leader islamici radicali hanno detto apertamente che “ potrebbero dare l’ordine di ucciderla” se sarà liberata o se un tribunale la dichiarasse innocente. “Tale posizione mette in serio pericolo la vita di Asia e della sua famiglia”, commenta a Fides Haroon Barket Masih, cristiano pakistano che vive a Londra, Presidente della “Masihi Foundation” che si sta occupando dell’aiuto alla famiglia e dell’assistenza legale ad Asia.
“Stiamo provvedendo un’assistenza legale gratuita, di altissimo livello – rimarca – e siamo fiduciosi nell’esito del nuovo processo e in una sentenza di assoluzione, anche se il sistema giuridico è spesso inquinato dalla corruzione. Temiamo invece che, anche durante il processo, Asia possa essere uccisa dai militanti radicali, come è accaduto per altri casi di cristiani processati per blasfemia”. Sul caso di Asia Bibi “vi sono oggi troppe speculazioni, vi sono personaggi che stanno cercando di politicizzarlo per trarne vantaggio personale”, nota Haroon Barket Masih. E ribadisce: “Dato che Asia è divenuta un simbolo, e dunque un obiettivo legittimo per gli estremisti, probabilmente saremo costretti a condurre lei e la sua famiglia all’estero. Abbiamo ricevuto proposte dall’America e dall’Italia”. (PA) (Agenzia Fides 30/11/2010)