Gerusalemme (Agenzia Fides) - Su terreni deserti e inospitali, verso la Valle del Giordano, tra Gerusalemme est e Gerico, vive emarginata, sia dalle autorità palestinesi sia da quelle ebraiche, la comunità dei beduini Jahalin. Originariamente era una comunità semi nomade, espulsa dai militari israeliani dal proprio territorio di appartenenza tra il 1948 e il 1950. Dopo il 1953, i Jahalin spostarono i loro accampamenti e ora vivono su un territorio degradato, tra la spazzatura a cielo aperto dei quartieri arabi di Gerusalemme est. Gli unici edifici possibili da costruire sono baracche precarie, prive di acqua corrente, luce elettrica e servizi igienico-sanitari. Tutti questi fattori, uniti agli alti indici di povertà, disoccupazione e discriminzione intaccano principalmente il settore più vulnerabile della popolazione, i bambini più piccoli, che non possono frequentare le scuole e che per studiare nelle scuole della UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi), situate a 30 km, devono cercare chi li accompagni ogni giorno rischiando la vita tra le strade tortuore e molto trafficate.
Già nel 2008 le missionarie Comboniane avevano iniziato a lavorare con i beduini di questa etnia, facendo dell'educazione dei più piccoli la loro priorità. Insieme a diverse organizzazioni civili e religiose, ai giovani volontari ebrei canadesi e ai Rabbini israeliani per i Diritti Humani (RHR-il), sono poi riuscite ad organizzare una “scuola” con quattro aule, un ufficio per l'amministrazione, un cortile e i servizi, costruita con 3 mila pneumatici pieni di terra. Oltre a questa, con l'aiuto dell'organizzazione cattolica spagnola Manos Unidas, è stata aperta una rete di scuole per i più piccoli, in tende e baracche negli accampamenti beduini, in grado di ospitare, all'inizio 120 bambini e bambine. E' prevista anche la formazione di 10 giovani maestre beduine nel centro Al Sabah di Gerusalemme est, con corsi intensivi di educazione infantile della durata di tre mesi. (AP) (17/11/2010 Agenzia Fides)