Londra (Agenzia Fdes) – “Discriminazioni e persecuzioni sui cristiani aumentano. E’ tempo che il governo prenda in seria considerazione la questione del rispetto dei diritti umani. Onu e Unione Europea facciano pressioni”: lo dice in un’intervista all’Agenzia Fides Nasir Saeed, cristiano pakistano, coordinatore del Centro per l’Assistenza e l’aiuto legale (CLAAS), un servizio che fornisce assistenza legale gratuita e supporto concreto ai cristiani perseguitati in Pakistan. Il Centro ha la sede centrale a Londra e una sede operativa in Pakistan, dove agiscono numerosi avvocati che difendono i cristiani accusati di blasfemia o bisognosi di assistenza legale.
Com’è attualmente la situazione dei cristiani in Pakistan?
La sofferenza continua. Negli ultimi tempi si registra un preoccupante intensificarsi della discriminazione e della persecuzione sui cristiani nel paese, specialmente sulle donne e sulle ragazze cristiane. Rapimenti, stupri, matrimoni forzati, conversioni forzate all’islam, accuse di blasfemia sono all’ordine del giorno. Questa prolungata sofferenza sta seminando un senso di ingiustizia e di abbandono specialmente nei giovani e nei poveri. Urge alzare la voce per metterli in una posizione migliore per avere giustizia.
Può fare alcuni esempi e fornire dati?
I casi sono tanti. Sappiamo che tre membri di una medesima famiglia cristiana sono stati costretti a lasciare la loro casa a causa di false accuse di blasfemia, senza alcuna prova, e in diverse città e villaggi i cristiani vivono nella massima allerta per il pericolo di violenze di massa. Molti episodi di violenza non vengono nemmeno alla luce, per le pressioni, che vanno a buon fine, di influenti personaggi musulmani o perchè le parti lese – spesso povera gente che vive in aree remote – non ha denaro per intraprendere un’azione legale o non sa come reagire ai soprusi. Così è difficile fornire stime sull’esatto numero di casi di persecuzioni e di violenze. Ma è molto più alto di quanto si pensi perché la maggior parte dei casi non finiscono sui mass media, e non vengono registrati in denunce ufficiali.
Come commenta il caso di Asia Bibi?
Asia Bibi è la prima donna ad essere condannata a morte, ma altre persone hanno subito la stessa sorte prima di lei. E molti altri soffrono in carcere. Siamo allarmati per come la legge sulla blasfemia colpisce i cristiani e soprattutto le donne. Stiamo facendo di tutto per sollevare l’interesse di Onu e Unione Europea, perchè facciano serie pressioni sul governo. E’ tempo che il governo del Pakistan prenda in seria considerazione la questione dei diritti umani e dei diritti delle minoranze.
Perchè le donne soffrono di più?
Le donne come Asia Bibi stanno pagando un prezzo molto alto per essere cristiane in un società islamica: il proliferare degli attacchi e delle accuse ha raggiunto un livello senza precedenti. Le donne cristiane sono guardate dall’alto in basso, sono giudicate inferiori e trattate dagli uomini musulmano come oggetti, come ‘mal-e-ganimat’, un bottino di guerra.
Come valuta l’azione del governo e delle istituzioni?
Sebbene l’intolleranza religiosa sia a livelli molto alti, il governo del Pakistan ,i politici e i leader religiosi musulmani non la prendono sul serio. La polizia raramente compie indagini serie, finchè una Ong, una chiesa o qualche persona influente interviene a sollevare un caso. Questo immobilismo è molto grave.
Cosa chiedete allo stato?
Vogliamo che i nostri fratelli e sorelle pakistani ricevano lo stesso trattamento, godano degli stessi diritti di tutti i cittadini, come ha scritto e detto Ali Jinnah, il Padre della patria ed estensore della Costituzione. Cerchiamo di aiutarli con l’assistenza legale, e a volte non è facile per la loro reticenza. Messaggi di speranza, di incoraggiamento, di solidarietà, e preghiere dai fedeli in tutto il mondo sono molto importanti.
(PA) (Agenzia Fides 17/11/2010)