ASIA/PAKISTAN - Scheda - Le tante donne vittime della legge sulla blasfemia

lunedì, 15 novembre 2010

Lahore (Agenzia Fides) – Asia Bibi non è sola. Sono molte le donne cristiane, le madri di famiglia che, come, lei, sono vittime innocenti della legge sulla blasfemia. Per alcune di loro il processo si è concluso con l’assoluzione, per altre con la condanna. Alcune sono in attesa di verdetto, altre sono costrette a vivere nascoste, per le minacce degli estremisti. Come l’Agenzia Fides apprende dalla “Commissione Giustizia e Pace”, sono 15 le donne cristiane accusate e messe in carcere fra il 1987 e il 2010 (a cui si aggiungono una donna musulmana e una indù), ma numerosi altri casi sfuggono al conteggio, in quanto non finiscono con una denuncia ufficiale. Ecco alcune fra le storie più eclatanti riferite all’Agenzia Fides:

– Ad agosto 2010, Rubina Bibi e suo figlio di un anno e mezzo sono stati rilasciati da un carcere a Gujranwala, in Punjab. Un tribunale ha accertato che la donna era stata incarcerata a marzo 2010 su base della falsa testimonianza di un vicino che, dopo un litigio per futili motivi, la accusava di aver insultato il Profeta Maometto.

– A luglio 2010 l’Alta corte di Lahore ha ordinato il rilascio, dopo 14 anni di galera, di una donna accusata di blasfemia: la 60enne Zaibul Nisa era stata rinchiusa senza processo nel braccio per malati mentali della prigione locale dal 1996. All’epoca, venne accusata da un vicino di casa di aver dissacrato il Corano e le autorità, senza prove, ne decisero l’arresto.

– Soffre ancora in carcere Martha Bibi Masih, sposata e madre di sei figli, del villaggio di Kot Nanka Singh, in Punjab, arrestata il 23 gennaio 2007 con l’accusa di blasfemia contro il Profeta. La donna aveva chiesto agli operai di un cantiere edile per la costruzione di una moschea nei pressi della sua abitazione, la restituzione di materiale che non le era stato pagato. L’imam della moschea si è rifiutato di pagarla e l’ha accusata di blasfemia. Martha era stata rilasciata in seguito al pagamento di una cauzione di 100mila rupie (circa 1200 dollari). Dopo minacce e proteste di estremisti, è stata di nuovo arrestata e oggi è in attesa di verdetto del Tribunale di Lahore.

– Ad agosto 2009 un gruppo di musulmani ha attaccato la casa di Akhtari Malkani, anziana donna cristiana del distretto di Sanghar, nella provincia del Sindh, con l’accusa di aver dissacrato il Corano.

– Nel febbraio 2009 due ragazze cristiane, Amara e Sitara, studentesse di infermieristica al Fatima Memorial Hospital di Lahore, sono state accusate di dissacrare versi del Corano da alcune studentesse musulmane. Sotto minaccia di far esplodere un caso di blasfemia, sono state costrette a lasciare la scuola.

– Nel maggio 2007 alcune studentesse musulmane di una madrasa adiacente la Moschea Rossa di Islamabad hanno accusato di blasfemia alcune ragazze del vicino “Pakistan Institute of Medical Science”: le autorità hanno chiuso l’istituto per due settimane, hanno sospeso il preside e quattro studentesse cristiane. L’accusa, notano fonti di Fides, è un modo per discriminare le donne cristiane e negare loro il diritto all’istruzione.

– Nel 2006 Naseem Bibi, donna cristiana del distretto di Kasur, sposata con tre figli, voleva impedire ad alcuni giovani musulmani di disegnare una croce su un deposito di spazzatura. I giovani l’hanno insultata e poi hanno preso una immagine della Kaaba, a La Meca, sporcata di escrementi, indicando la donna come responsabile del gesto. Naseem è stata accusata di blasfemia e arrestata. In carcere è stata stuprata e malmenata. E’ stata rilasciata perché innocente dopo nove mesi di carcere.

– Nel giugno 2005 alcune Suore di San Paolo di Karachi, che hanno un negozio di pubblicazioni cristiane, sono state accusate di blasfemia in quanto, secondo alcuni musulmani, i Cd e i video in vendita erano blasfemi ed erano usati per proselitismo. Il caso ha suscitato eco e proteste, e le suore hanno più volte subito intimidazioni e minacce.

– A giugno 1995 a Catherine Shaheen, insegnante di Lahore, è stato negato il salario per la sua religione cristiana. Dopo le sue proteste, è stata accusata di blasfemia ed è costretta a vivere nascosta per le minacce di militanti fondamentalisti.

(PA) (Agenzia Fides 15/11/2010)


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