ASIA/FILIPPINE - Impunità e pace: il governo Aquino alla prova del fuoco

sabato, 9 ottobre 2010

Manila (Agenzia Fides) – Saranno temi fondamentali come l’impunità e la pace il banco di prova più importante che il governo di Benigno Aquino si appresta ad affrontare: a poco più di tre mesi dalla sua elezione. E’ quanto dice all’Agenzia Fides p. Sebastiano D’Ambra, PIME, da 30 anni missionario sull’isola di Mindanao e fortemente impegnato a livello sociale e culturale nel dialogo islamocristiano e nella costruzione della pace.
“Il clima di violenza e impunità, la vicenda degli Ampatuan (il massacro del 23 novembre 2009 a Maguindanao, ndr), il sistema di potere dei clan: sono urgenze su cui il governo dovrà misurarsi. Vedremo se riuscirà a intaccare questo potere, ma sarà molto difficile. Certo, dati i grandi problemi che affliggono il paese – vedasi anche corruzione e povertà – il governo non potrà fare miracoli. Aquino è comunque un leader che ha una eredità familiare di grande spessore, che speriamo possa mettere a frutto nell’azione di governo”.
Secondo il nuovo rapporto del “Pacific Strategies and Assessments”, think tank con sede a Manila, le Filippine, dopo gli anni del governo Arroyo in cui la situazione dei diritti umani e dell’impunità si è notevolmente deteriorata, hanno messo sotto accusa solo l’1% dei responsabili di omicidi ed esecuzioni extragiudiziali. Il rapporto nota: “Finora il Presidente Aquino non ha rilasciato comunicati ufficiali per porre fine alla Oplan Bantay Laya (“Salvaguardia della Libertà”), operazione che resta il cuore del sistema di esecuzioni extragiudiziali e altri abusi dei diritti umani nel paese”.
Sulla questione della pace nel Sud dell’arcipelago, la situazione è attualmente più complicata. P. D’Ambra nota a Fides: “I movimenti musulmani sono diversi e sono divisi al loro interno. Alle tradizionali divisioni etniche e culturali si sommano quelle che derivano dai centri di potere, che perseguono i propri interessi. Tale quadro non giova alle prospettive di pace ed è stato anche fra le cause del fallimento del Protocollo di Intesa (Memorandum of Agreement) nel 2008. Quella intesa, inoltre, non teneva conto della realtà degli indigeni e dei cristiani presenti nei territori da annettere alla regione autonoma musulmana”.
Secondo il missionario, vanno considerati altri fattori: “Anche la funzione dell’esercito, presente nel Sud, desta sospetti e accuse di corruzione, e questo non aiuta. Vi sono comunque nuove speranze, perché il nuovo governo intende ripartire e negoziare su basi nuove. E poi Teresita Deles, persona incaricata da Aquino per condurre i negoziati, è persona seria e sinceramente impegnata per la pace”. (PA) (9/10/2010)


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