Peshawar (Agenzia Fides) – Ai profughi “più fortunati” oggi in Pakistan non mancano acqua, cibo, tende. Ma lo sforzo del governo e delle agenzie umanitarie non riesce a raggiungere tutti gli sfollati, oltre 8 milioni su 17 milioni di persone colpite dal disastro. A migliaia , sprofondati nella miseria più nera a causa delle inondazioni, lottano per la sopravvivenza, vagano alla ricerca di un territorio che li ospiti, spesso muoiono di stenti. E’ la sorte degli sfollati che vivono soprattutto nei distretti più remoti, come quelli nella provincia “Khyber Pakhtunkhwa”, fino a qualche mese fa denominata “Provincia della Frontiera di Nordovest”, nel Pakistan nordoccidentale.
Secondo quanto riferito a Fides dalle Ong che operano in loco, lo sforzo umanitario oggi si concentra nelle grandi città e nei campi profughi già allestiti. Migliaia di profughi nelle aree più remote sono invece senza alcuna assistenza e diventano dunque destinatari privilegiati degli aiuti e del proselitismo dei gruppi talebani.
Nella Khyber Pakhtunkhwa, i profughi si affollano nei distretti di Charsadda, Nowshera e Peshawar, dove sono stati avviati programmi di assistenza governativi e operano numerose Organizzazioni non governative. Gli alluvionati nei distretti di Dir, Kohistan, Shangla e Chitral non ricevono invece la medesima attenzione. “Nel distretto di Kohistan, le famiglie dei villaggi di Dassu, Qabar Valley, Dong Nala, Harban Basha e Kandian sono punto di morire di fame, anche perché le infrastrutture, come strade, e ponti sono state azzerate dalle inondazioni”, denuncia una Ong locale.
Joseph Masih è uno dei volontari della “Church World Service”, Ong di ispirazione cristiana presente in Pakistan e Afghanistan da oltre 50 anni, attiva oggi nella Provincia di Khyber Pakhtunkhwa. In un colloquio con Fides, spiega: “Cerchiamo di occuparci dei profughi dimenticati, quelli lontani dalle città e non accolti nei campi profughi. Assistiamo in quest’aera oltre 10mila famiglie, soprattutto con cibo, acqua e tende. Il governo non riesce a raggiungere tutti con l’assistenza umanitaria. Ma anche la nostra opera rappresenta un minimo aiuto, rispetto alle ingenti necessità”.
La provincia Khyber Pakhtunkhwa è una di quella a forte rischio terrorismo: “Sono tuttora in corso operazioni militari contro i gruppi terroristi”, spiega Masih. “Siamo in un’area di conflitto e, dopo gli ultimi attentati, siamo in stato di allerta. Il terrorismo vuole approfittare del fatto che l’esercito è impegnato nelle operazioni di soccorso”.
Nel territorio della Khyber Pakhtunkhwa, notano le Ong, l’assenza degli aiuti del governo crea ulteriore malcontento fra la popolazione: ciò aumenta il risichio di affiliazione a organizzazioni terroristiche o a gruppi islamici integralisti, che hanno avviato operazioni di assistenza. Secondo gli osservatori, a questo livello si è verificata una saldatura fra due organizzazioni terroriste, Lashkar-e-Jhangvi (LeJ) e Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP) che hanno rivendicato gli ultimi attacchi di Quetta e Lahore, e sono attive anche nel Pakistan nordoccidentale.
Secondo dati ufficiali, 79 distretti del paese (su 124 totali), sono stati colpiti dalle alluvioni: 24 in Khyber Pukhtunkhwa, 19 in Sindh, 12 in Punjab, 10 in Beluchistan, 7 in Kashmir e 7 in Gilgit-Baltistan (nota anche come FANA, Federally Administered Northern Areas). (PA) (Agenzia Fides 7/9/2010)