Lahore (Pakistan) – “Mentre Caritas e Pontificie Opere Missionarie operano nel soccorso umanitario agli sfollati senza alcuna discriminazione, di provenienza, razza o religione, in altre zone i profughi cristiani, anche in questa tragedia, sono trattati come cittadini di seconda classe. Spesso ricevono ben poca assistenza, oppure ne sono esclusi del tutto”: è l’allarme lanciato tramite l’Agenzia Fides da p. Mario Rodrigues, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie nel paese, parlando della macchina governativa dell'assistenza umanitaria, dopo le alluvioni che hanno sconvolto il Pakistan. Il sacerdote nota che gli aiuti stanno arrivando “con lentezza e difficoltà e che ora fra i 20 milioni di sfollati che lottano per la sopravvivenza c’è il terrore dello scoppio di epidemie”.
In questa drammatica situazione è in corso una “guerra fra poveri” per accaparrarsi gli aiuti umanitari ancora insufficienti, E nel meccanismo di distribuzione dei soccorsi, gestito dal governo pakistano, i cristiani hanno la peggio: “I profughi appartenenti alle minoranze religiose sono i più derelitti, gli esclusi, i discriminati. I nostri sacerdoti, volontari, laici, animatori nelle province di Punjab, Sindh e Baluchiestan stanno girando per le aree colpite, raccogliendo centinaia di sfollati cristiani, abbandonati a se stessi, portandoli nei campi gestiti dalla Caritas e dalle altre Ong di ispirazione cristiana, per garantire loro l’assistenza minima necessaria”.
Sugli effetti a lungo termine del disastro, p. Mario nota: “E’ una sciagura per il paese: con questa tragedia inizierà un periodo buio in cui, data la distruzione di vaste estensioni di campi agricoli e la moria di bestiame, si porrà un serio problema di sicurezza alimentare, a causa della carenza di cibo e dell’aumento dei prezzi dei beni primari”.
Intanto anche “Jesuit Mission”, servizio missionario dei Gesuiti, ha lanciato un appello per gli alluvionati, assicurando l’impegno dei Gesuiti presenti in Pakistan per l’aiuto agli sfollati. In una drammatica testimonianza inviata a Fides, p. Jacob Fernando, gesuita di Lahore, racconta: “I rifugiati sono disperati, non hanno nulla. A Multan moti sono accampati nei pressi della casa del Vescovo, che ogni giorno offre loro del riso. Dappertutto c’è scarsità di cibo e numerose congregazioni di suore cattoliche sono impegnate nel distribuire cibo e nell’assistere soprattutto i più deboli e vulnerabili, donne e bambini”. (PA) (Agenzia Fides 20/8/2010)