Islamabad (Agenzia Fides) – Dopo Facebook, è la volta di Google, Yahoo, Youtube: la “legge sulla blasfemia” in Pakistan si abbatte anche su Internet e sta per provocare una ciclone di censura che, come afferma una fonte di Fides, “cambierà sostanzialmente il mondo del web in Pakistan, imponendo fortissime limitazioni”.
Già 17 siti Internet sono stati bloccati nelle ultime ore per “link e contenuti anti-islamici e blasfemi”. Ora sono sotto esame siti web a grande diffusione come Google e Yahoo, Youtube ma anche Amazon, MSN, Hotmail e Bing (della Microsoft). Il giro di vite dei siti web è stato annunciato dal portavoce dell’Autorità pakistana delle Telecomunicazioni, Khurram Mehran, su istruzioni del Ministero dell’Informazione e della Tecnologia.
“Se saranno rintracciati link o contenuti offensivi, quei siti dovranno essere immediatamente bloccati”, ha detto mentre una task-force di ispettori ha il compito di monitorare il web a disposizione dei navigatori pakistani. La misura ha creato il disappunto dei responsabili di Google, Yahoo, Microsoft che hanno sottolineato la loro natura di “piattaforme per la libera espressione”.
Uno dei siti bloccati è stato islamexposed.blogspot.com, un blog creato tramite Google. Il sito conteneva, ad esempio, una petizione on-line anti-islam.
Nel maggio scorso l’Alta Corte aveva ordinato il blocco del social network Facebook per due settimane, a causa della pubblicazione di una vignetta blasfema sul Profeta Maometto. Il bando è stato revocato dopo la protesta di centinaia di giovani musulmani, che usano il social network.
I riferimenti legislativi usati dal governo e dall’Alta Corte per giustificare la censura sono quelli della cosiddetta “legge sulla blasfemia”: gli articoli 295b, 295c, 298a, 298b e 298c del Codice penale pakistano. Tra il 1980 ed il 1986 tali provvedimenti sono stati introdotti dall’allora presidente del Pakistan, Zia-ul-Haq, per garantire il rispetto del profeta Maometto e del Corano.
Le minoranze religiose e la comunità cattolica da tempo combattono contro questa legge ritenuta ingiusta e discriminatoria, spesso utilizzata per colpire avversari: per questo è in corso una petizione, a livello nazionale e internazionale, per abolirla.
Fonti di Fides in Pakistan affermano che “quella del rispetto dei simboli religiosi, di tutte le comunità, è un’esigenza condivisa; ma questa non può diventare una scusa per imporre una censura generalizzata o per limitare la libertà di espressione e i diritti dei cittadini pakistani, anche nell’uso di Internet”. (PA) (Agenzia Fides 26/6/2009)