Giacarta (Agenzia Fides) – “Se si continua così, anche il corpo nudo di Cristo in croce verrà considerato pornografia?”: è la provocatoria domanda che si pongono fedeli cattolici in Indonesia, dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato la Legge anti-pornografia – promulgata dal governo nel 2008 – compatibile con l’ordinamento politico indonesiano.
Fonti di Fides in Indonesia registrano che nella società civile indonesiana fedeli musulmani moderati, fedeli cristiani e indù, gruppi per la tutela della libertà e dei diritti umani – soprattutto nell’Indonesia orientale – hanno fatto sentire la loro voce di dissenso verso il documento. “Non certo perché siamo favorevoli alla pornografia”, spiegano fonti cattoliche di Fides , “ma perché si teme che questa legge – accettando una controversa e generica definizione di ‘pornografia’ che include “ogni atteggiamento e forma di comunicazione artistico-culturale che eccita un istinto sessuale o è contraria alla morale” – si presta facilmente a strumentalizzazioni: le frange musulmane integraliste potranno usarla per penalizzare i non musulmani e, in definitiva, cercare di imporre costumi strettamente tradizionalisti, fino alla sharia”.
“I nostri angeli sono nudi”, dice a Fides ironicamente un sacerdote indonesiano. “Diverranno illegali? Questa legge – rimarca – giunge in un momento in cui nel paese si discute anche della Legge sulla blasfemia, che porta con sé rischi similari. Numerosi leader e intellettuali islamici hanno chiesto la revisione del provvedimento sulla blasfemia, che costituisce un’arma impropria in mano ai gruppi islamici radicali. Nel caso della legge anti-pornografia, invece, minacce e insulti hanno colpito la cattolica Maria Farida, una dei nove giudici della Corte Costituzionale (l’unica donna e l’unica cattolica della Corte) perché ha votato coraggiosamente contro questa legge. Vogliamo esprimerle il nostro sostegno e la nostra preghiera”.
Già quando il testo di legge fu elaborato, due anni fa, i Vescovi indonesiani espressero forti dubbi e perplessità, anche perché norme che regolano la pubblica morale e il senso del pudore in Indonesia si trovano già in altri testi legislativi. Negli ambienti cristiani indonesiani si pensa che il provvedimento sia contrario al “Pancasila” (il testo dei cinque principi fondamentali dello stato indonesiano). Ora si spera che lo stato vigili sulle possibili strumentalizzazioni e distorsioni contro le minoranze non islamiche. (PA) (Agenzia Fides 26/3/2010 )