Roma (Agenzia Fides) - Si espande rapidamente l’epidemia di colera che dal novembre 2008 flagella la capitale del Malati, Lilongwe. Secondo l’organizzazione “Medici Senza Frontiere” (MSN) l'epidemia ha colpito due delle bidonville densamente abitate della capitale dove non c’è acqua corrente, ed ora ha coperto oltre il 30% dei distretti nel Paese, con la concentrazione più alta a Lilongwe e nei suoi dintorni.
“Sono già morte 39 persone per il colera e oltre 1000 sono i casi registrati. La situazione è estremamente preoccupante poiché la malattia continua a diffondersi e il numero dei contagiati aumenta”, afferma il dottor Moses Massaquoi, coordinatore medico di MSF in Malawi.
“Ogni giorno piove a dirotto e le persone che non hanno accesso all’acqua potabile sono costrette a bere acqua dagli acquitrini o da pozzi non protetti nelle bidonville. Essendo il Paese uno dei più poveri al mondo, i livelli di acqua e igiene sono molto bassi. Inoltre, le inondazioni fanno traboccare le latrine e così si mescolano i liquami con l’acqua che viene poi bevuta”.
Le equipe di MSF stanno allestendo unità di isolamento nelle zone più colpite di Lilongwe, stanno costruendo latrine e hanno messo a disposizione letti appositi per i pazienti e teli di plastica per rispondere all’epidemia.
“Le autorità stanno facendo il possibile per cercare di contenere l’epidemia” continua il dottor Massaquoi. “Tuttavia la situazione è molto difficile. In tempi normali il Paese soffre di una grave carenza di operatori sanitari, un’epidemia di colera come questa comporta un peso ulteriore su un sistema sanitario in difficoltà e su operatori sanitari già oberati di lavoro”.
“Le persone hanno dimenticato la velocità con cui si diffonde il colera”, dice il dottor Massaquoi. “In questo momento non ci sono abbastanza operatori sanitari in Malawi con l’esperienza necessaria per rispondere a una seria epidemia di colera. Il tempo è prezioso, è necessario agire rapidamente, ma le persone giungono in ospedale troppo tardi. Anche le pratiche tradizionali contribuiscono al preoccupante aumento dei casi, poiché le persone continuano a lavare i corpi dei morti prima della sepoltura, curano e visitano i malati, e mangiano insieme durante i funerali”.
Nel vicino Zimbabwe la situazione è peggiore, perché il sistema sanitario è al collasso. Secondo l'ultimo rapporto di MSF “la gravità di questa epidemia è solo una delle manifestazioni della disastrosa situazione in cui versa il sistema sanitario dello Zimbabwe e delle sue infrastrutture
al collasso”. Secondo il rapporto, molte strutture sanitarie sono chiuse e non funzionano, mentre altre chiedono tariffe esorbitanti in valuta straniera. “Praticamente in questo modo l'accesso alle cure mediche per la maggior parte della popolazione dello Zimbabwe è impossibile”. C’è stata una devastante implosione del sistema sanitario dello Zimbabwe, un tempo lodato, e ciò non riguarda solo i pazienti affetti da colera" dice Manuel Lopez, capomissione di MSF in Zimbabwe. "Sappiamo che gli ospedali pubblici respingono le persone e i centri di salute stanno per terminare scorte e attrezzature, che c’è una grave carenza di personale medico e i pazienti non possono permettersi di affrontare il viaggio per ricevere la terapia anti-HIV/AIDS o altre terapie e molte delle nostre cliniche sono sovraffollate. Da ciò che vediamo ogni giorno non potrebbe essere più chiaro: questa è un’emergenza medica di vaste proporzioni, ormai fuori controllo".
La crisi politica dello Zimbabwe e il conseguente crollo economico hanno portato ad un pessimo sistema sanitario, a infrastrutture al collasso, a un’epidemia di HIV/AIDS devastante, alla violenza politica, alla scarsità di cibo e alla malnutrizione, accompagnati da un gran numero di sfollati interni e di rifugiati nei paesi vicini. Si stima che circa 3 milioni di persone dello Zimbabwe abbiano trovato rifugio in Sudafrica, il più massiccio esodo da un paese che non sia in guerra.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità dallo scoppio dell'epidemia nell'agosto 2008, i decessi sono saliti a 3.688 su un totale di 77.650 contagiati. (L.M.) (Agenzia Fides 23/2/2009; righe 46, parole 637)