Roma (Agenzia Fides)-Sono 36 i Paesi che più risentono del forte aumento del costo del cibo. Di questi 21 sono africani, 9 si trovano in Asia, 4 nell'America Latina e 2 in Europa. Lo ha reso noto uno studio della FAO, l'agenzia alimentare delle Nazioni Unite, che ha stilato una vera e propria mappa di un'emergenza che è planetaria (vedi Fides 15/4/2008) ed è sulle prime pagine della stampa internazionale (vedi Oggi su Internet). L'International Herald Tribune apre con un articolo sulla scarsa produzione australiana di riso che minaccia i Paesi che dipendono dalle esportazioni australiane per soddisfare le proprie necessità alimentari. Il crollo della produzione australiana di riso, causata dalla forte siccità, è stato uno dei fattori che ha provocato il raddoppio del prezzo internazionale del cereale negli ultimi 3 mesi, causando proteste per il caro vita in diversi Stati, in particolari africani. Uno di questi è il Senegal, il cui Presidente, Abdoulaye Wade, spiega in un'intervista a “Le Figaro” come il riso, a partire dalla colonizzazione, è divenuto l'alimento di base dei senegalesi. A fronte di una produzione locale di 200mila tonnellate, il consumo annuale è però di 800mila tonnellate. Il Paese è così costretto a importarne 600mila tonnellate. A causa dei forti rincari, il Senegal ha speso nel biennio 2006-2007 oltre 250 milioni di euro per sovvenzionare l'acquisto di riso. Per rimediare a questa situazione il Presidente del Senegal intende aumentare la produzione locale, varando, tra l'altro, un progetto per sfruttare le acque del fiume Senegal e facendo ricorso all'aiuto di esperti indiani e sud-coreani.
In Africa però si elevano le voci di coloro che criticano le scelte in politica agricola ed economica imposte dagli organismi economici internazionali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Per ripagare il debito estero si sono dovuti tagliare i fondi per la sanità e l'istruzione e gli investimenti in opere come acquedotti, e nella produzione agricola.
Tra i Paesi colpiti dal caro riso vi è la Guinea Conakry, che ha annunciato il blocco dell'esportazione di ogni tipo di prodotto alimentare e di legname per cercare di fermare l'aumento dei prezzi. Nei giorni scorsi vi sono stati dimostrazioni che minacciavano di gettare il Paese di nuovo nel caos dopo le proteste dell'anno scorso contro il Presidente Lansana Conte (vedi Fides 26/2/2007).
Secondo il rapporto della FAO la mappa della crisi alimentare è la seguente: Lesotho (siccità); Somalia (conflitti e avverse condizioni climatiche); Swaziland (siccità prolungata); Zimbabwe (crisi economica, recenti alluvioni); Eritrea (flusso interno di profughi); Liberia (difficoltà post-conflitto); Mauritania (siccità prolungata); Sierra Leone (difficoltà post-conflitto); Burundi (guerra civile, flusso di profughi); Repubblica Centrafricana (rifugiati); Ciad (conflitto interno e transfrontaliero); Repubblica Democratica del Congo (guerra civile); Repubblica del Congo (profughi); Costa d'Avorio (guerra civile); Etiopia (raccolto scarso); Ghana (siccità e alluvioni); Guinea (rifugiati); Guinea-Bissau (insicurezza alimentare); Kenya (avverse condizioni climatiche, conflitto civile); Sudan (guerra); Uganda /guerra civile nel Nord). (L.M.) (Agenzia Fides 17/4/2008 righe 34 parole 493)