Roma (Agenzia Fides) - Nei “moderni” Stati occidentali accadono fatti che il ”comune sentire” sembra non apprezzare nella loro gravità. In Belgio, si discute se estendere l’eutanasia anche ai bambini con malattie in stadio terminale e ad adulti affetti da malattie mentali. In Svizzera, un’organizzazione privata organizza la morte con dei sacchetti di plastica in testa riempiti di elio. Nel Regno Unito si discuterà, tra qualche settimana, la nuova legge sull’embriologia, che prevede, tra l’altro: la creazione di embrioni uomo-animale; l’eliminazione della figura del padre nei trattamenti di fecondazione artificiale, il permesso alle coppie lesbiche di avere figli senza la necessità del padre e l’avvio di modificazioni genetiche ai feti per la creazione di “fratelli salvatori” (serbatoi di organi e tessuti per quelli effettivamente venuti alla luce). In Francia, si strumentalizza il dramma di un caso singolo, per innescare un dibattito che tende a far introdurre l’eutanasia.
Negli Stati Uniti, da una parte c’è un candidato presidente che afferma che “se le sue figlie facessero un errore, non dovrebbero essere punite con un bimbo”; dall’altra si promuove a modello la vicenda inquietante di una persona che, conservando il suo apparato riproduttivo femminile, si è, per il resto, tramutato in uomo, coniugandosi con una donna alla quale anni prima era stato asportato l’utero per una grave malattia: i due, insieme, hanno deciso di “fabbricare” un bambino, prelevando gli spermatozoi da una banca del seme e utilizzando ovuli e utero della donna-uomo. Saranno i giuristi a stabilire se all’anagrafe quel bambino avrà un padre o una madre. Problema già risolto dalla legislazione spagnola, che non parla più di padre e madre, ma di “genitore A” e “genitore B”.
Dappertutto, avanza l’eugenetica, che già nel ventesimo secolo era stata praticata in parti consistenti del mondo occidentale e che i nazisti avevano ripreso con le loro leggi che avevano la finalità di migliorare la razza ariana e di sopprimere quelle inferiori e i “deboli di mente”. Ora, l’eugenetica democratica del terzo millennio vuole decidere che se è disabile l’uomo che nascerà, questi va soppresso e in tutto il mondo si registra la scomparsa dalla faccia della terra del bambino down, oggetto di selezione.
Non sappiamo che cos’altro debba accadere perché ci si convinca delle “stranezze” di questa modernità”. “Vogliamo un paese moderno”, si dice dell’Italia, dove si teme di prendere posizione rispetto ai temi eticamente sensibili, quelli relativi ai fatti di vita, per intenderci. Quelli che riguardano i medici che devono lottare per praticare l’obiezione di coscienza relativamente alla prescrizione della pillola del giorno dopo e della RU486. Quelli che riguardano un popolo che una politica senza etica ha educato alla pratica dell’aborto di massa - che in Italia, come in tutt’Europa fa più vittime delle malattie di cuore, di quelle cardiovascolari, degli incidenti stradali e dei suicidi - o al non avere figli, con un decremento della natalità e un parallelo invecchiamento della popolazione che pone problemi serissimi di governo del cosiddetto Stato sociale. Quelli che riguardano la crisi del matrimonio, che è stata determinata dall’aumento, in tutt’Europa, negli ultimi 15 anni, del 50% dei divorzi, che hanno coinvolto 21 milioni di figli. Quelli che riguardano la gestione del dolore, della sofferenza e della morte delle persone, che una parte della politica vorrebbe consegnare alle “dichiarazioni anticipate di trattamento”, espresse magari vent’anni prima dall’evenienza della malattia, impedendo ai medici di preservare la vita e di svolgere quindi il loro dovere deontologico. Questo, si dice, accade, nei paesi moderni.
Che valore ha una modernità di tal fatta? Dal punto di vista “laico” c’è un argomento che viene usato nei confronti di chi si pone questa domanda: Si chiede ai cattolici di non imporre agli altri il proprio pensiero e s’intende, così, difendere lo Stato laico dall’ingerenza della Chiesa. E’ un argomento che il cattolico ha il dovere di ribaltare, non richiamandosi ad un generico rispetto dell’opinione dell’altro, che può lasciare il tempo che trova, ma ponendo semplici domande: se esiste una comunità, quali sono i suoi fondamenti comuni? Può esistere una comunità senza fondamenti? Se la vita ha una sua dignità, questo è un valore e questo valore è da difendere? La famiglia, fatta da un maschio e una femmina, come Dio li creò, è un valore condiviso? Se a famiglia aggiungiamo il sostantivo cristiana siamo o no nel solco della storia e dell’identità europea? E’ questa che si vuole negare nei paesi “moderni”? (S.G.) (Agenzia Fides 11/4/2008; righe 51, parole 737)