Roma (Agenzia Fides) - Può trascorrere parecchio tempo prima che avvenga la morte. Anche qualche decina di minuti. Di sussulti. Dipende dalla resistenza individuale e da un insieme di particolari tecnici, uno dei quali è determinato dal fatto che dal sacchetto di plastica che copre la testa ed è allacciato al collo, non penetri neanche un filo d’aria. Si muore per soffocamento, quando nei polmoni non c’è più ossigeno. Solo elio. E’ accaduto in Svizzera, nei giorni scorsi. Quattro persone sono state filmate mentre mettevano in pratica i loro propositi suicidari, assistite da Dignitas, che, come sempre fa, ha prodotto anche un filmino delle morti, inviato alla procura federale come prova di non aver commesso crimini.
L’articolo 115 del Codice penale svizzero sancisce la punibilità di chi istiga o aiuta qualcuno a suicidarsi spinto da un movente di natura egoistica, che gli porti un vantaggio, quale ad esempio un’eredità. Questo significa che se il movente è diverso - per esempio se è il suicida stesso a chiedere aiuto per morire - non si è perseguiti penalmente. La disposizione non ha, all’origine, alcun legame con la professione sanitaria né con il malato terminale, ma è stata utilizzata anche per porre in atto comportamenti eutanasici. L'aiuto al suicidio passivo è autorizzato soltanto se il paziente compie da solo il gesto finale. Nessuno può indurlo a bere, né passargli la dose. Infatti, di solito, l’assistenza al suicidio viene data con il pentobarbitale sodico, uno stupefacente, per cui occorre la prescrizione medica. L’uso dell’elio è più sbrigativo, non richiede di rivolgersi ad un medico e può essere acquistato liberamente.
Sembra che la tecnica dell’elio sia stata messa a punto negli Stati Uniti, da Derek Humphry, membro del Final Exit-Network, che nel 1992 diffuse un manuale contenente le indicazioni per suicidarsi (“Eutanasia: uscita di sicurezza”) e di recente ha pubblicato il volume intitolato “Liberi di morire”, nel quale scrive che il trascorrere degli anni aiuterà la causa della libertà del morire: "Con lo scomparire di quelle generazioni che hanno attraversato le barbarie del ventesimo secolo, le sue due guerre mondiali, le bombe atomiche, i genocidi, le devastazioni ambientali e i suoi stili di vita irrispettosi dell’ambiente, le nuove generazioni saranno capaci di guardare alle decisioni sulla morte con più buon senso e compassione".
La Svizzera accetta anche malati provenienti dall’estero: 195 sono stati gli aiuti al suicidio nel 2006, 120 erano tedeschi, 26 britannici e gli altri di nazionalità varie, 15 gli svizzeri. Due tedeschi nei mesi scorsi sono stati filmati mentre si suicidavano nella loro macchina in un parcheggio di Maur, vicino Zurigo, perché Dignitas non era riuscita a trovare un luogo chiuso disponibile.
Nello scorso mese di dicembre, la Conferenza dei Vescovi svizzeri (CVS) ha espresso la sua preoccupazione riguardo all’attività delle organizzazioni di aiuto al suicidio: “il rapporto con la morte è determinante per la vita in società e per la qualità umana della società” hanno detto i Vescovi.
Il suicidio assistito, oltre che in Svizzera, è depenalizzato in Spagna e Svezia, legale nell’Oregon, nei Paesi Bassi, nel Belgio. Sono decine nel mondo, le organizzazioni e associazioni private che diffondono nei loro paesi la cultura suicidiaria ed eutanasica. Sono presenti in Israele, India, Giappone, Zinbabwue, Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti, Colombia. Innumerevoli sono quelle europee, in Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Svizzera, Svezia, Italia. E’ un itinerario di morte, che sta proliferando, assecondato da un lato dall’inerzia dell’Europa, che non produce indirizzi univoci e responsabili sulla regolamentazione dell’eutanasia e del suicidio assistito e, dall’altro, da quella cultura laicista che tende a disprezzare la sacralità della vita umana e che, come avviene in Italia in questi giorni, propone come primi atti della nuova legislatura l’approvazione di leggi sul testamento biologico che costituiscono di fatto l’usbergo all’eutanasia. (S.G.) (Agenzia Fides 10/4/2008; righe 44, parole 534)