EUROPA - La ricerca ossessiva del figlio perfetto

mercoledì, 12 marzo 2008

Roma (Agenzia Fides) - “Nei Paesi più sviluppati cresce l’interesse per la ricerca biotecnologica più raffinata, per instaurare sottili ed estese metodiche di eugenismo fino alla ricerca ossessiva del "figlio perfetto", con la diffusione della procreazione artificiale e di varie forme di diagnosi tendenti ad assicurarne la selezione. Una nuova ondata di eugenetica discriminatoria trova consensi in nome del presunto benessere degli individui e, specie nel mondo economicamente progredito, si promuovono leggi per legalizzare l’eutanasia…”. Benedetto XVI usa l’espressione “ricerca ossessiva del figlio perfetto” il 23 agosto 2007 nel discorso ai partecipanti all’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita. Negli stessi giorni, si discuteva nel Regno Unito una legge che prevede la manipolazione genetica su embrioni umani e il richiamo del Papa conteneva un messaggio fortemente moderno. Si rivolgeva alla salvaguardia di un bene primario: l’equilibrio psicologico tra i genitori e i figli, fortemente intaccato nella cultura occidentale da quest’aspirazione alla “perfezione”. Il “bambino perfetto” non è una persona, non può esserlo. E’ un oggetto e, in quanto tale, deve corrispondere, come gli oggetti, le cose, ai desideri di chi lo possiede. L’anomalia, la diversità, la vita, vengono così rifiutate.
Ancora dal Regno Unito, in questi giorni, giunge la notizia di due genitori, entrambi medici, che hanno deciso di dare alla loro bambina, affetta da sindrome down, un nuovo volto, sottoponendola ad una serie di interventi di blefaroplastica. Il bisogno espresso da questi genitori è quello di rendere “normale” la loro bambina e di renderle possibile una vita sociale. “E’ mia figlia a doversi adattare alla società, non il contrario” dice la madre. E’ un esempio, tipico di quel che si intende, in quest’Europa, essere al mondo: sei al mondo perché hai una funzione sociale, in linea con i modelli in voga. Se non ce l’hai, la funzione sociale, la devi acquisire. Non sei al mondo, per il solo fatto che esisti, anche se disabile. Devi essere utile e devi anche piacere. Per vivere, per essere rispettato, per avere una tua dignità. Il diritto alla vita, il diritto alla propria identità, all’amare se stessi (per come si è) per amare il prossimo, viene frantumato. Negato.
Nel mondo contemporaneo, la scienza, almeno una sua parte, tende a rimediare quel che ha creato Dio o a sostituirsi a Dio, in alcuni casi. Così si presentano disegni di legge (sempre nel Regno Unito) perché si possano concepire embrioni con lo sperma artificiale; vengono promossi programmi di ricerca sulle cellule staminali embrionali, che dispongono di quantità enormi di denaro con l’obiettivo della clonazione umana; si usa sempre più spesso la diagnosi prenatale con finalità terapeutiche in senso abortivo e selettivo. Da strumento doveroso e idoneo a curare in tempo possibili patologie, la diagnosi prenatale (si pensi all’alto numero di amniocentesi o di test ematici a cui si sottopone la donna in gravidanza per individuare in particolare la sindrome down), è divenuta infatti uno screening massivo utile per eliminare il bambino “difettoso”. I bambini, per nascere, devono essere sottoposti al vaglio dell’accettazione preventiva, devono essere in qualche modo certificati, come la merce che si vende, timbrati, come la carne. Quest’anelito alla perfezione si manifesta prima e dopo la nascita e accompagna l’individuo per tutta la vita. Amare semplicemente la vita e mettere al mondo dei figli diventa quasi una stravaganza in questo clima. Una stravaganza anche costosa, vista com’è trattata la famiglia - quella fatta da maschio e femmina - nel mondo occidentale.
E’ la stessa scienza, o una sua parte, a lavorare in maniera pervicace su progetti che hanno perfino l’ambizione di dare una risposta al più grande mito dell’umanità, l’immortalità. Si aspira, in un certo senso, a sostituirsi alla “fonte della vita”, in un frenetico ricercare uno spazio immortale nella nostra “biosfera”, come la definisce Benedetto XVI, che diverrebbe “un mondo invecchiato, un mondo pieno di vecchi, un mondo che non lascerebbe più spazio ai giovani, al rinnovarsi della vita”. Un mondo, ci permettiamo di aggiungere, che sembra aver deciso che la nascita e il percorso della vita siano consegnati a manipolatori della realtà e della coscienza collettiva, che si muovono all’interno di un orizzonte estraneo alla natura umana. (S.G.) (Agenzia Fides 12/3/2008; righe 47, parole 692)


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