AFRICA - Il lungo processo di elaborazione della prima raccolta dei documenti delle Chiese africane - “The African Enchiridion” - nella testimonianza del curatore, p. Oseni Ogunu

lunedì, 27 marzo 2006

Roma (Agenzia Fides)- “L’idea di scrivere “The African Enchiridion” è nata da un processo graduale e difficile che è iniziato alla fine del 1997, nel corso dei miei studi accademici a Roma, ed è maturato dopo lunghe riflessioni e ricerche preliminari” dice p. Oseni Ogunu, curatore dell’African Enchiridion, il cui secondo volume uscirà ad aprile. Secondo il sacerdote nigeriano, “la decisione di portare avanti il lavoro deriva dalla consapevolezza, diffusa in tutta l’Africa della necessità, di rendere facilmente accessibile e meglio conosciuti la mole di documenti e testi prodotti dalle Chiese africane e dalla sua diaspora”.
“Vi sono state diverse difficoltà nella preparazione dell’ Enchiridion” afferma p. Ogunu. “In primi luogo, nella ricerca del materiale gli ostacoli maggiori sono stati: la mancanza di archivi completi e aggiornati di diverse Conferenze Episcopali e diocesi; la povertà della circolazione delle informazioni che rende impossibile comunicare con diverse regioni africane; la difficoltà di trovare i documenti precedenti il Concilio Vaticano II; gli avvenimenti politici e sociali, come ad esempio le guerre civili, che in alcuni Paesi hanno comportato la distruzione di uffici e documenti delle diocesi e delle Conferenze Episcopali o comunque non hanno permesso la raccolta di documenti dei quali si conosce l’esistenza”.
“Esiste inoltre un problema relativo alle date, che avrebbero facilitato rintracciare e raccogliere i documenti” prosegue il sacerdote. “Alcuni documenti infatti non hanno data. In altri, la data non è chiara o non completa (c’è solo il mese o l’anno). In alcuni casi, la data non è leggibile oppure ne esiste più di una nello stesso testo. In altri casi ancora, la data indica solo il periodo durante il quale si è tenuta un’assemblea e in quale occasione il documento è stato presentato (per esempio, 4-6 aprile 1991: Concistoro dei Cardinali). Perciò ho dovuto lasciare la data così come appare o scegliere una probabile data per la presentazione del documento stesso”.
Grazie al lavoro svolto, p. Ogunu ha maturato una profonda conoscenza del pensiero della Chiesa in Africa, ma avverte che “è un compito quasi impossibile riassumere in poche righe l’evoluzione del pensiero della Chiesa africana, che attraversa un periodo di diversi decenni. Detto questo possiamo riassumere alcuni punti fondamentali. In primo luogo, constatiamo l’adozione evidente della teologia dell’incarnazione, fin dalla metà degli anni ’70, con il progressivo abbandono della teologia dell’adattamento. Da allora, e in modo più esplicito dagli anni ’80, il discorso dell’inculturazione è stato gradualmente chiarificato e approfondito nel pensiero dell’Episcopato africano. Le tematiche relative al matrimonio e alla liturgia hanno avuto un’attenzione speciale nel discorso dell’inculturazione. La Chiesa africana, inoltre, promuove lo sviluppo della teologia africana, considerata fondamentale per lo sviluppo della cristianità e delle società locali.”.
“La questione dello sviluppo e della giustizia sociale è sempre presente nel pensiero della Chiesa africana, ma è sempre più vista in rapporto con la famiglia e le problematiche che concernono la vita umana” continua p. Ogunu. “Per questo la Chiesa africana è diventata molto esplicita ed energica nel domandare di risolvere alcune necessita fondamentali della popolazione (servizi sanitari, povertà, educazione, mancanza di cibo ed acqua) invece di ricorrere all’aborto, per affrontare le questioni relative alla famiglia”.
“La Chiesa africana ha dato considerevole importanza al miglioramento della condizioni sanitarie e continua a svolgere un ruolo fondamentale in questa area. Esiste però una sottovalutazione delle malattie di origine psicologica. C’è quindi un richiamo per formare ministri della Chiesa dal punto di vista teologico e psicologico. Si assiste a livello di piccole comunità e diocesi (ad esempio in Tanzania, Zimbabwe e Nigeria) alla sperimentazione di diverse iniziative per la formazione di operatori pastorali in grado di affrontare questi problemi. Gli agenti dell’evangelizzazione devono quindi avere una visione integrale della persone umana” conclude p. Ogunu. (L.M.) (Agenzia Fides 27/3/2006 righe 52 parole 636)


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