AFRICA/SUD SUDAN - I vescovi di Sudan e Sud Sudan: "Costruire la pace, guarire le ferite e rafforzare l'unità"

venerdì, 14 novembre 2025

Malakal (Agenzia Fides) – “Dopo aver pregato, riflettuto e condiviso la pastorale dei nostri due Paesi, ci troviamo profondamente turbati dai continui conflitti devastanti e dagli accordi di pace disonorati in entrambi i Paesi, con un ulteriore aggravamento della situazione nel 2025”. E’ quanto dichiara la Conferenza episcopale di Sudan e Sud Sudan (SSSCBC) riunita a Malakal dal 7 al 14 novembre 2025 in occasione della 51ª assemblea plenaria annuale sulle attuali traiettorie di conflitto e pace nei due paesi, che ha avuto per tema ‘Costruire la pace, guarire le ferite e rafforzare l'unità’.

“È allarmante che il dialogo non sia più visto come un veicolo di armonia, guarigione, riconciliazione e unità - insistono i vescovi nella nota pervenuta all’Agenzia Fides. Invece di perseguire il dialogo, gli interessi egoistici hanno preso il sopravvento e hanno scatenato la violenza. Ciò ha aggravato le crisi umanitarie, l'odio tra le comunità, la propaganda divisiva, la destabilizzazione dei mezzi di sussistenza, i ricorrenti sfollamenti, l'appropriazione indebita di risorse pubbliche, la fame diffusa e l'imminente carestia”.

Tra le tematiche messe in luce dalla SSSCBC, i conflitti, il rimpatrio forzato, il disarmo e le spedizioni punitive, le inondazioni. “Siamo seriamente preoccupati per l'allarmante rimpatrio forzato di donne e uomini vulnerabili senza la dovuta considerazione per il benessere dei loro figli e degli altri membri delle famiglie che dipendono da loro.” Rivolgendosi alle forze politiche e governative i vescovi sottolineano che essere alla guida significa servire. “Il potere senza servizio è una perdita di direzione e il bene comune deve essere prioritario. Stiamo assistendo a divisioni etniche, tribali e persino intertribali senza precedenti, in nome della politica. L'unità nella diversità tra le tribù, i gruppi etnici e le comunità del Sudan e del Sud Sudan è sempre stata fonte di forza nel contesto delle loro storie, religioni, razze e culture. Questa ricchezza nella diversità non dovrebbe essere rovinata da politiche miopi e divisive.”

I vescovi hanno inoltre fatto esplicita richiesta della piena attuazione del Revitalized Agreement on the Resolution of the Conflict in South Sudan (R-ARCSS), firmato nel 2018, da parte di tutte le parti “per creare fiducia nella popolazione e avviare un dialogo sincero” e invitato le parti coinvolte nel conflitto in Sudan a riprendere il dialogo e ad attuare la Dichiarazione di Jeddah, maggio 2023, che riafferma la necessità di ricorrere al dialogo e all'unità e alleviare le sofferenze del popolo sudanese.

Le inondazioni in Sudan e Sud Sudan sono diventate altrettanto distruttive delle guerre civili e dei conflitti tra comunità. “Molti villaggi, fattorie, scuole, strutture sanitarie e fonti di sostentamento della popolazione sono stati sommersi. Chiediamo che venga data particolare attenzione a questo disastro naturale e che vengano individuate le sue cause e i rimedi. Come vostri Pastori vi assicuriamo che condividiamo il vostro dolore e la vostra sofferenza e che siamo determinati a proseguire nella continua advocacy per il dialogo, la riconciliazione, la guarigione, l'unità e la pace.”

“In merito alla nostra responsabilità pastorale, abbiamo rilanciato la ‘Piccola Comunità Cristiana’. Che le nostre chiese diventino santuari di speranza, dove tutti possano trovare guarigione, unità e rinnovata forza” concludono.
(AP) (Agenzia Fides 14/11/2025)


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