Roma, Manila, Nairobi: la "lunga marcia" di Nilda Castro, tra diplomazia e missione

mercoledì, 12 novembre 2025 missione   evangelizzazione   movimenti ecclesiali   diplomazia   donne  

i punti di presenza del movimento dei Focolari in Paesi dell'Africa sub-sahariana

di Victor Gaetan*

Nairobi (Agenzia Fides) - L'immagine classica del missionario cattolico rimane quella di una persona motivata e mossa dalla fede che lascia la propria casa per recarsi in un luogo lontano, per poi non tornare mai, o tornare raramente, dedicandosi completamente alla fioritura della Chiesa in un luogo straniero. Missionari di questo tipo esistono ancora.
In maniera analoga, lo "stereotipo" di una suora che assiste un prelato è spesso legato alla “gestione della casa”.
Durante un recente viaggio per realizzare reportage in diversi Paesi africani, ho incontrato meravigliosi esempi di nuove forme di missione tra i membri consacrati del Movimento dei Focolari, e una focolarina consacrata che ribalta l'immagine anonima della suora "senza nome".
Si tratta della filippina Nilda Castro, una focolarina la cui carriera tra Roma e Manila attesta la portata missionaria del movimento fondato da Chiara Lubich.


Diplomazia vaticana

Nilda Castro ha completato due anni di formazione in Italia, poi è tornata nelle Filippine per "costruire il movimento" per sei anni.
È tornata a Roma come traduttrice di lingua inglese per un'organizzazione ecclesiale. Poi Chiara Lubich le chiese di aiutare l'arcivescovo Giovanni Cheli, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite (ONU) a New York, che nel 1986 stava tornando a Roma per assumere la guida del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, assorbito nel 2017 dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il Cardinale Cheli cercava una persona che potesse aiutarlo e che parlasse correntemente l'inglese.
Va ricordato che l’Arcivescovo Cheli è stato un protagonista della diplomazia di Papa Giovanni Paolo II insieme ai Cardinali Agostino Casaroli, Renato Martino, Luigi Poggi e Achille Silvestrini nel lavoro dietro le quinte per ottenere spazio e proteggere i cattolici nei Paesi comunisti durante la Guerra Fredda.

Esempi del ruolo svolto da Cheli includono la visita alla fine del 1968 al Vescovo greco-cattolico rumeno Iuliu Hossu, incarcerato dai comunisti dopo che questi avevano vietato la Chiesa da lui guidata, per offrirgli la possibilità di lasciare il Paese, con l'approvazione del governo, e essere creato cardinale. Poiché Hossu non voleva abbandonare la sua lotta decennale per legalizzare la sua Chiesa fuorilegge, Papa Paolo VI lo nominò Cardinale in pectore. Cheli ebbe più successo in Ungheria nel 1971 quando, a nome della Santa Sede (collaborando con il governo degli Stati Uniti per realizzare gli Accordi di Helsinki), portò a Roma il Cardinale Arcivescovo József Mindszenty, chiudendo così la "questione Mindszenty". In seguito, emerse come il più forte critico della Santa Sede contro l'invasione statunitense dell'Iraq.

La collaborazione di Nilda Castro si rivelò particolarmente utile al diplomatico anche a motivo della sua competenza in matematica e informatica: uno degli obiettivi di Cheli era quello di portare in Vaticano la tecnologia che utilizzava a New York. Dopo aver aggiornato le sue competenze, aiutò il Dicastero pontificio a potenziare i sistemi informatici. Lavorò con Cheli fino al suo pensionamento nel 1998, pochi mesi dopo la sua creazione a Cardinale.

"L'appartamento del Cardinale Cheli era molto vicino al nostro ufficio e lui ci invitava spesso a pranzo: era una persona molto gentile e cordiale!", ricorda oggi Nilda Castro.
Seguì per lei la collaborazione con tre altri Cardinali: Stephen Hamao (che insegnò latino al principe giapponese e futuro imperatore Akihito), Renato Martino e Antonio Vegliò, sotto la cui guida assunse un ruolo di primo piano nella sezione del Pontificio Consiglio che si occupava degli aeroporti e degli spostamenti per via aerea. Non era insolito per Castro rappresentare il Vaticano alle riunioni intergovernative convocate dall'ONU.

Nel 2013 "mi è stato chiesto di tornare nelle Filippine perché il Movimento dei Focolari aveva bisogno di aiuto" come parte del centro di coordinamento di una zona che includeva Manila. In quel tempo, Castro ha seguito in particolare questioni relative alla formazione spirituale dei diversi rami dei Focolari.
Nonostante il raggiungimento dell’età pensionabile, due Nunzi successivi a Manila hanno chiesto a Castro di continuare il suo servizio presso la Nunziatura: lei ha prestato la sua collaborazione agli arcivescovi Giuseppe Pinto e Gabriele Caccia (attuale osservatore permanente della Santa Sede presso l'ONU) nella gestione del lavoro, delle riunioni e della comunicazione della Nunziatura.
Cosa ha contribuito a realizzare? "di queste cose non parlo", dice con un'alzata di spalle la focolarina, che confessa che la sua dimestichezza coi processi e le procedure romane era apprezzata dai Nunzi.

Da quando l’Arcivescovo Caccia si è trasferito a New York nel 2019, Castro si è dedicata al 100% al movimento dei Focolari, vivendo a Mariapoli Pace, una "piccola città dedicata all'amore" dove risiedono oltre 100 persone: 5 comunità di donne, 3 di uomini, giovani adulti, sacerdoti e seminaristi e famiglie.
"Chiara [Lubich] aveva nel cuore il desiderio di creare qualcosa che testimoniasse come sarebbe una società se tutti vivessero semplicemente il Vangelo. La sua visione era quella di una città dove l'unica legge fosse l'amore", spiega Nilda Castro. E continua: "Gesù è presente in mezzo a noi. Quindi, chiunque venga alla Mariapoli della Pace dovrebbe percepire la Sua presenza e sapere che le persone che vivono lì si amano".


Dialogo interreligioso

Chiara Lubich strinse amicizia con Nikkyo Niwano, fondatore del movimento buddista giapponese Rissho Kosei-Kai. Entrambi ricevettero il Premio Templeton per le loro intuizioni in materia di religione. Quando lui la invitò a Tokyo, lei colse l'occasione per visitare Hong Kong, Taiwan, la Corea e le Filippine, dove, secondo Castro, condivise l'impressione che i cristiani dovessero fare di più per conoscere le religioni asiatiche.
Così Chiara Lubich fondò una scuola dedicata al buddismo e allo shintoismo. Oggi quella scuola è un centro di formazione che insegna e prepara i membri al dialogo interreligioso.
Le piccole città dell'amore, i centri Mariapoli dei Focolari, continuano in tre luoghi: fuori Manila (Mariapoli Pace), alla periferia di Nairobi (Mariapoli Piero) e in Costa d'Avorio (Mariapoli Victoria).


Percorsi “transnazionali”

Il percorso di Nilda Castro è piuttosto unico, ma non è raro sentire altre affascinanti storie di missione che, ad esempio, hanno portato una focolarina laureata in infermieristica, Triphonie Barumwete, dal Burundi al Camerun, alla Repubblica Democratica del Congo, all'Italia e al Kenya nel corso di 30 anni.
Oppure di incontrare un focolarino nato in Camerun, Marcellus Nkafu Nkeze, la cui formazione è iniziata in Italia e lo ha poi portato in Svizzera, dove è stato istruttore spirituale; in Sud Sudan e Kenya, dove ha gestito l'assistenza umanitaria; in Burundi, dove ha assistito i malati di AIDS; poi di nuovo in Camerun, dove coordina le attività dei Focolari in Africa centrale, gestendo al contempo una famosa libreria religiosa a Douala.

Passando da un incarico all'altro, i membri consacrati dei Focolari mantengono il loro impegno a realizzare le parole di Gesù: "Che tutti siano uno" (Giovanni 17,21). L'unità e il dialogo sono al centro della ragion d'essere dei Focolari, sin da quando Chiara Lubich fondò il movimento laico durante la Seconda Guerra mondiale a Trento, in Italia. (Ci sono voluti diversi anni, negli anni '50, perché la Santa Sede decidesse che il movimento non era eretico, come mostra il film "L'amore vince tutto". Ci sono voluti altri dieci anni per ottenere la piena approvazione, alla fine da parte di Papa Paolo VI).
I membri attraversano i confini per fondare, coltivare e fecondare comunità, e si muovono tra mondi diversi, tra lavori che richiedono competenze estremamente diverse.

*Victor Gaetan è corrispondente senior del National Catholic Register, dove si occupa di questioni internazionali. Scrive anche per la rivista Foreign Affairs e ha collaborato con il Catholic News Service. È autore del libro God's Diplomats: Pope Francis, Vatican Diplomacy, and America's Armageddon (Rowman & Littlefield, 2021), la cui seconda edizione in brossura in edizione nel luglio 2023. Il suo sito web è VictorGaetan.org


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