VATICANO - John Henry Newman e la missione della Chiesa

giovedì, 6 novembre 2025

di Marie Symington

Roma (Agenzia Fides) - San John Henry Newman è stato recentemente proclamato Dottore della Chiesa e successivamente nominato Santo Patrono della Pontificia Università Urbaniana, parte integrante del Dicastero per l'Evangelizzazione.
In qualità di Dottore della Chiesa e Santo Patrono di tale università, ci si aspetta naturalmente che Newman sia all'altezza di questi riconoscimenti.
In effetti, la ricerca della Verità ha guidato Newman per tutta la sua vita, dagli anni in cui era un devoto anglicano all'Università di Oxford a quelli successivi alla sua conversione al cattolicesimo nel 1845. La rivelazione della Verità anima allo stesso modo la Chiesa nella sua missione di proclamare il Vangelo. Come spiegò Newman nel suo discorso “The Salvation of the Hearer the Motive of the Preacher” (La salvezza di chi ascolta è la motivazione del predicatore): «Miei cari fratelli, se siamo certi che il Santissimo Redentore ha versato il Suo sangue per tutti gli uomini, ne consegue chiaramente e semplicemente che noi, Suoi servitori, Suoi fratelli, Suoi sacerdoti, non dovremmo essere disposti a vedere quel sangue versato invano [...] Quale incentivo alla predicazione è più potente della ferma convinzione che essa sia la predicazione della verità? [...] Quale persuasione più grande per portare gli uomini nella Chiesa se non la convinzione che essa è il mezzo speciale attraverso il quale Dio opera la salvezza di coloro che il mondo educa al peccato e all'incredulità?».
Per quanto possa sembrare scoraggiante per i cattolici, la conversione dei cuori è al centro della missione della Chiesa, come dimostrano sia la Tradizione che la dinamica stessa del cattolicesimo.
Nel suo discorso “Prospects of the Catholic Missioner” (Prospettive del missionario cattolico), Newman sottolinea la grande eredità che i cattolici hanno ricevuto fin dai tempi di San Pietro – una storia che ha resistito a tutte le prove nel corso dei secoli – per incoraggiare i fedeli nella loro vocazione: «Siamo fiduciosi, zelanti e inflessibili, perché siamo gli eredi di San Pietro, San Gregorio Nazianzeno, San Gregorio Papa e tutti gli altri uomini santi e fedeli che, ai loro tempi, con le parole, le azioni o la preghiera, hanno promosso la causa cattolica». Proprio come gli anglosassoni pagani al tempo di papa Gregorio I sperimentarono la gioia della Buona Novella quando egli inviò missionari in Gran Bretagna, così anche i cattolici di oggi sono chiamati a condividere quella stessa gioia nel diffondere la Parola.
L'annuncio del Vangelo rimane la missione essenziale della Chiesa. Infatti, la chiamata universale a diffondere la Parola in tutto il mondo è conforme alla natura stessa della Chiesa cattolica (kataholos, in greco, significa “secondo il tutto” o ‘universale’).
Come ricordava Newman, «Agiamo secondo il nostro nome; i cattolici sono a casa in ogni tempo e luogo, in ogni stato della società, in ogni classe della comunità, in ogni fase della coltivazione».
Detto questo, il grande zelo che spinge i missionari cattolici a difendere la Verità non dovrebbe mai calpestare la gentilezza e la compassione con cui sono chiamati a predicare. L'amore di Dio abbraccia l'amore per la Sua creazione, per l'umanità, anche nella sua debolezza.
Newman rifletté su questa virtù della compassione nel suo sermone “St. Paul’s Gift of Sympathy “ (Il dono della compassione di San Paolo), descrivendola come un dono posseduto dai santi, fondato «su un'esperienza intima di ciò che è realmente la natura umana, nella sua irritabilità e sensibilità, nel suo scoraggiamento e mutevolezza, nella sua malattia, nella sua cecità e nella sua impotenza». Tale amore per l'umanità cerca di rispecchiare l'amore sconfinato di Dio per il suo popolo. Come spiegò Newman, «Come Dio Onnipotente stesso ha la compassione di un padre verso i suoi figli, poiché conosce la nostra natura, ricorda che siamo polvere; così, seguendo il suo esempio, siamo chiamati ad amare la virtù dell'umanità, come la si potrebbe chiamare. Una virtù che deriva dalla Sua grazia soprannaturale e che viene coltivata per amor suo, sebbene il suo oggetto sia la natura umana vista in sé stessa, nel suo intelletto, nei suoi affetti e nella sua storia».
Pertanto, la difesa della Verità non deve mai essere caratterizzata da arroganza o giudizio, ma fondata sull'umiltà e la compassione, nel riconoscimento della nostra natura umana condivisa e imperfetta. Newman osservò che si può guardare all’Apostolo Paolo come a un esempio, poiché questi era «pienamente consapevole di essere un uomo [...] egli è per se stesso semplicemente un uomo fragile che parla a uomini fragili, ed è tenero verso i deboli per il senso della propria debolezza».
I missionari cattolici possono fare lo stesso, riponendo la loro fede nella grazia di Dio come fonte di forza.
Oltre a comprendere le debolezze comuni a tutti gli esseri umani, Newman riconosceva che ogni persona è plasmata da un passato unico e da disposizioni distinte. Sebbene la proclamazione del Vangelo rimanga la missione universale della Chiesa, essa è innanzitutto radicata in un rapporto personale con Dio che abbraccia l'individualità di ogni persona.
Newman era profondamente consapevole di questa dimensione intima. Nella sua conferenza Logical Inconsistency of the Protestant View (Incoerenza logica della visione protestante), ha sottolineato che la Chiesa si diffonde «attraverso le conversioni individuali, l'esercizio del giudizio privato, la comunicazione tra menti attraverso il conflitto di opinioni, lo zelo dei convertiti e in mezzo alla persecuzione; non attraverso un piano d'azione generale o un movimento politico». Inoltre, proprio come ricevere il Vangelo è un atto profondamente personale, così lo è anche proclamarlo. La missione di ogni cattolico è plasmata dalla propria storia e dal proprio carattere; non esistono due vocazioni uguali.
Nelle sue “Meditations on Christian Doctrine” ( Meditazioni sulla dottrina cristiana), Newman riflette sulla sua vocazione unica affidatagli da Dio, suggerendo che ogni persona è chiamata da Dio a una missione che le è propria: «Sono stato creato per fare qualcosa o per essere qualcosa per cui nessun altro è stato creato; Ho un posto nei consigli di Dio, nel mondo di Dio, che nessun altro ha; che io sia ricco o povero, disprezzato o stimato dagli uomini, Dio mi conosce e mi chiama per nome [...] Dio mi ha creato per rendergli un servizio preciso; mi ha affidato un compito che non ha affidato ad altri. Ho la mia missione».
Il motto episcopale di San John Henry Newman, "Cor ad cor loquitur" (Il cuore parla al cuore), coglie magnificamente l'essenza della missione cattolica: prima di ogni altra cosa, la conversione inizia con un incontro sincero tra due persone. È attraverso questo incontro che Dio può toccare e convertire i cuori delle Sue creature. (Agenzia Fides 6/11/2025)


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