Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La fiducia e la letizia donata da Gesù a chi lo segue non hanno nulla a che fare con «la presunzione di coloro che pensano di essere già salvati». E le parole stesse di Gesù possono mettere in crisi la «sicurezza dei credenti» che magari passano il tempo a «giudicare chi è lontano dalla fede». Lo ha ricordato oggi Papa Leone, ripetendo quello che la Chiesa ha sempre insegnato sulla salvezza promessa e portata da Cristo: dono gratuito, non oggetto di possesso che si pretenda di aver acquisito a priori o per sempre. Tanto che anche secondo il Decreto sulla Giustificazione del Concilio di Trento nessuno può affermare «con infallibile e assoluta certezza che egli avrà il grande dono della perseveranza finale».
Oggi, domenica 24 agosto, parlando alla moltitudine raccolta in Piazza San Pietro, nella breve catechesi pronunciata prima della preghiera dell’Angelus Papa Leone ha preso spunto dal brano del Vangelo di Luca proposto dalla Liturgia del giorno: il passo che ha al centro l’immagine della “porta stretta”, proposta da Gesù per rispondere a chi gli chiedeva se sono pochi quelli che si salvano: «Sforzatevi - risponde il Figlio di Dio - di entrare per la porta stretta perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno».
Con l’immagine della “porta stretta” - ha spiegato Papa Leone - Gesù non intende certo scoraggiare nessuno o contraddire la misericordia del Padre, «che sempre rimane con le braccia aperte per accoglierci» Le sue parole servono piuttosto «a scuotere la presunzione di coloro che pensano di essere già salvati, di quelli che praticano la religione e, perciò, si sentono già a posto». Perchè «non basta compiere atti religiosi se questi non trasformano il cuore: il Signore non vuole un culto separato dalla vita e non gradisce sacrifici e preghiere se non ci conducono a vivere l’amore verso i fratelli e a praticare la giustizia».
Le parole di Gesù nel passo del Vangelo letto durante le liturgie eucaristiche di oggi contengono dunque una “bella provocazione”: «mentre a volte ci capita di giudicare chi è lontano dalla fede» ha fatto notare il Pontefice «Gesù mette in crisi “la sicurezza dei credenti”. Egli, infatti, ci dice che non basta professare la fede con le parole, mangiare e bere con Lui celebrando l’Eucaristia o conoscere bene gli insegnamenti cristiani». Mentre la fede «è autentica quando abbraccia tutta la nostra vita, quando diventa un criterio per le nostre scelte», e conforma i cuori a Cristo stesso che «pur di salvarci, ci ha amati fino ad attraversare la “porta stretta” della Croce. Lui - ha aggiunto il Vescovo di Roma - è la misura della nostra fede, Lui è la porta che dobbiamo attraversare per essere salvati, vivendo il suo stesso amore e diventando, con la nostra vita, operatori di giustizia e di pace».
Dopo la recita dell’Angelus, Papa Leone ha espresso la sua vicinanza «alla popolazione di Cabo Delgado, in Mozambico, vittima di una situazione di insicurezza e violenza che continua a provocare morti e sfollati». Il Pontefice ha espresso «la speranza che gli sforzi dei responsabili del Paese riescano a ristabilire la sicurezza e la pace in quel territorio», e ha anche esortato tutti a unirsi «ai nostri fratelli ucraini i quali, con l’iniziativa spirituale “Preghiera Mondiale per l’Ucraina”, chiedono che il Signore doni la pace al loro martoriato Paese». (GV) (Agenzia Fides 24/8/2025)