Il tragico collasso di Haiti, tra colpi di Stato e caos

mercoledì, 6 agosto 2025 aree di crisi   banditsmo   violenza   chiesa cattolica   geopolitica  

di Victor Gaetan*

Port-au-Prince (Agenzia Fides) - "Inferno ad Haiti", titolava il quotidiano britannico Daily Mail la scorsa settimana. Raccontava di come le strade fossero disseminate di cadaveri, in genere assassinati da bande che controllano oltre il 90% di Port-au-Prince, la capitale del Paese.
Secondo le Nazioni Unite, oltre 5.000 civili sono stati brutalmente uccisi nel 2025. E almeno 184 sono stati assassinati la scorsa settimana.

La mattina del 3 agosto, Gena Heraty, una missionaria laica irlandese, un bambino disabile di tre anni e altre sette persone sono state rapite da un gruppo armato che ha attaccato un orfanotrofio alla periferia della capitale.

Cittadini innocenti vengono presi di mira per eliminare il dissenso e instillare la paura: i corpi vengono talvolta bruciati vivi, decapitati, mutilati o trascinati per le strade. A Port-au-Prince sono poche le scuole aperte. I bambini vengono invece reclutati come combattenti interni. L'UNICEF segnala un forte aumento della violenza sessuale contro questi bambini.

A causa delle zone di guerra urbane, che vedono la polizia contrapporsi agli insorti armati, circa 1,3 milioni di persone (su una popolazione di 11 milioni) sono senza casa, molte di loro vivono precariamente in campi di fortuna, dove la carenza di cibo si aggrava.

Nelle aree del Paese al di fuori della capitale la situazione è meno tragica, ma il controllo delle bande nei principali aeroporti e nella maggior parte dei porti significa che l'assistenza umanitaria e le possibilità di accesso a medicine e cibo sono sempre più limitate, mentre il conflitto si sta diffondendo.

L'arcivescovo Thomas Wenski di Miami, in Florida, dove vivono circa 400.000 haitiani, ci rassicura: "La Chiesa è ancora con la gente nonostante tutti i problemi". Fuori dalla capitale, "la Chiesa è ancora molto coinvolta in varie attività come l'istruzione, l'assistenza sanitaria e l'assistenza alla popolazione". (Oltre 1,5 milioni di haitiani vivono negli Stati Uniti).


Crollo della sicurezza

Monsignor Juan Antonio Cruz Serrano è osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA). In un'intervista presso la nunziatura della Santa Sede a Washington, DC, il diplomatico afferma che la sicurezza deve essere la massima priorità perché senza di essa, i diritti umani, lo sviluppo e la democrazia sono impossibili.

"La nostra seconda priorità” aggiunge “sono gli aiuti umanitari perché più di due milioni di haitiani vivono al livello della carestia".

Tragicamente, la sicurezza è assente ad Haiti da molti anni. Nessun Presidente è stato eletto dal 2016, quando Jovenel Moise è entrato in carica. Moise è stato assassinato nel suo letto, nel palazzo presidenziale, da mercenari stranieri (che a quanto pare collaboravano con la sicurezza del Presidente) nel 2021. Da allora, l'autorità statale si è disintegrata.


Come si è arrivati a questo punto?
Haiti era un tempo la colonia più ricca della Francia, ricchezza basata sulla produzione di caffè e zucchero. Maltrattati e umiliati, gli ex schiavi rovesciarono il dominio francese nel 1804 e dichiararono l'indipendenza, ma il governo francese estorse un debito enorme al nuovo Paese minacciando l'invasione, paralizzando lo sviluppo di Haiti. Quando un Presidente locale fu assassinato nel 1915, gli Stati Uniti occuparono Haiti con il pretesto di ripristinare la stabilità, e vi rimasero fino al 1934. Anche gli Stati Uniti saccheggiarono finanziariamente la nazione.

Riflettere su questa storia può far venire le lacrime agli occhi... soprattutto se si riconsidera il caso del sacerdote missionario che fu Presidente di Haiti tre volte: febbraio-ottobre 1991; 1994-1996; e 2001-2004.


Duvalier, Aristide e il caos attuale

Nato nel 1953, Jean-Baptiste Aristide raggiunse la maggiore età durante i regimi di Papa Doc Duvalier (1957-1971) e Baby Doc Duvalier (1971-1986). La sua formazione presso l'ordine salesiano iniziò all'età di 5 anni e fu ordinato sacerdote nel 1982, dopo aver studiato nella Repubblica Dominicana, in Italia, in Grecia e in Palestina. Come curato di una parrocchia povera a Port-au-Prince, predicò la giustizia sociale.
Quando Baby Doc fuggì dal Paese, i Salesiani chiesero ad Aristide di astenersi da dichiarazioni politiche. Nel settembre 1988, la chiesa di Aristide fu attaccata con mitragliatrici e machete durante la messa domenicale, attacco in cui furono uccise 12 persone e ferite altre 77. Poi diedero fuoco alla chiesa con la benzina.

Ciononostante, Aristide riuscì a fuggire e la sua popolarità salì alle stelle. Il suo ordine decise di trasferirlo in Canada. Il sacerdote si rifiutò di andarsene, così l'ordine lo espulse nel dicembre 1988.

Nel 1990, Aristide fu eletto Presidente con il 67% dei voti in un'elezione spesso definita la prima autenticamente democratica di Haiti. Non chiese la dispensa dalla Santa Sede quando si candidò. Il suo tentativo di mettere l'esercito sotto il controllo civile contribuì a un sanguinoso Colpo di Stato militare appena 8 mesi dopo.
Diplomatici stranieri lo protessero dall'assassinio e si stabilì a Washington, DC, da dove fece pressioni con successo sul Congresso degli Stati Uniti e sull'amministrazione Clinton per essere reinsediato come Presidente di Haiti.

Tre anni dopo, l'esercito statunitense eseguì la cosiddetta "Operazione Restore Democracy" per riportare Aristide al potere, in punta di lancia. Fu un'"operazione di facciata", come disse ironicamente uno storico. Poco dopo il ritorno al palazzo presidenziale, il popolare leader lasciò formalmente sacerdozio, affermando che i doveri presidenziali richiedevano la sua piena attenzione. (Due anni dopo si sposò).


Passaggio di potere pacifico

Quando il mandato quinquennale di Aristide terminò nel 1996, si dimise come concordato, facilitando il primo trasferimento pacifico del potere a un nuovo Presidente.
Aristide fu rieletto nel 2001, ancora una volta con un ampio margine, solo per essere rimosso tre anni dopo dalle stesse persone che lo avevano riportato ad Haiti: il generale statunitense Colin Powell, ad esempio, negoziò il ritorno di Aristide nel 1994 come figura militare di alto rango, poi come Segretario di Stato fu l'artefice della sua rimozione vent'anni dopo.

Perché? Una ragione, secondo una serie di inchieste del New York Times del 2022, fu il fatto che la Francia, con il sostegno degli Stati Uniti, era angosciata da una campagna lanciata dal presidente Aristide per ottenere risarcimenti per oltre 21 miliardi di dollari dal governo francese (sulla base di un'ampia ricerca da lui condotta sulle finanze del Paese dall'indipendenza).

A partire dal 1825, i governi haitiani, minacciati dall'invasione francese, pagarono un debito eccessivo e insostenibile che impoverì la nazione, invece di investire nei servizi alla popolazione e nell'economia interna.
Qualunque sia stato il movente, nel 2004 Aristide fu portato via da Haiti su un aereo con l'esercito statunitense e trasferito nella Repubblica Centrafricana. In un'intervista trasmessa poco dopo, lo definì un "rapimento moderno".

Un anno dopo il terremoto del 2010, che uccise 200.000 persone e ne ferì 300.000, Aristide tornò ad Haiti. Ill governo iniziò a bersagliare l'ex Presidente con minacce legali. Ma i tentativi di condannarlo per corruzione o traffico di droga o armi non portarono a nulla.
Per celebrare il compleanno di Jean-Baptist Aristide il mese scorso, quando ha compiuto 72 anni [data di nascita: 15/07/53], i suoi sostenitori si sono dati appuntamento intorno a casa sua, nel quartiere Tabarre di Port-au-Price. Ma a casa non c'era nessuno. (Agenzia Fides 6/8/2025)


*Victor Gaetan è corrispondente senior del National Catholic Register, specializzato in questioni internazionali. Scrive anche per la rivista Foreign Affairs e ha collaborato con il Catholic News Service. È autore del libro God's Diplomats: Pope Francis, Vatican Diplomacy, and America's Armageddon (Rowman & Littlefield, 2021), la cui seconda edizione in brossura e stata stampata luglio 2023. Il suo sito web è VictorGaetan.org


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